Con solo qualche giorno di ritardo rispetto ai tempi previsti, Fca e i sindacati firmatari hanno rinnovato il contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) per gli 87mila dipendenti italiani del gruppo.
Ancora una volta si tratta di una firma separata e figlia della spaccatura voluta da Marchionne nel 2010 con l’imposizione del «modello Pomigliano» – lavoro in cambio di rinuncia a diritti – che si è riprodotta nonostante gli sforzi della Fiom di rientrare nella trattativa in cui partiva da posizioni di apartheid per i tavoli separati rispetto agli altri sindacati.

PROPRIO LA PRESSIONE della Fiom ha portato ad un aumento della paga base che rimane comunque inferiore al contratto nazionale dei metalmeccanici. Il rinnovo firmato da Fim Cisl, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi Fiat (Aqcf-r) ieri a Torino prevede aumenti del 2% annuo, la prima tranche verrà corrisposta a partire da aprile, le altre tre rispettivamente a febbraio 2020, gennaio 2021 e gennaio 2022 rispettivamente pari a 35,06 euro quest’anno, 35,76 euro nel 2020, 36,48 euro nel 2021 e 37,20 nel 2022: l’aumento mensile medio a gennaio 2022 sarà di 144,50 euro.

CONFERMATO IL SISTEMA dei premi di risultato definito nel 2015 viene confermato il premio annuale di efficienza di stabilimento, le tabelle degli obiettivi sono ricalibrate anche sulla base dei risultati dell’ultimo quadriennio e le relative somme sono incrementate di 330 euro annui medi.

Sul welfare aziendale, viene incrementato il contributo a carico del datore di lavoro al fondo di previdenza integrativa dello 0,5% della retribuzione utile, mentre sono rimodulate le quote di adesione al fondo di sanità integrativa, abbassando la quota del dipendente aderente e incentrando quella degli eventuali familiari non a carico.

«La firma del rinnovo del “contratto Fiat” è una vittoria per l’azienda che per altri quattro anni potrà continuare a raggiungere gli obiettivi di efficienza, aumentare gli utili e la redditività, riducendo i costi», commentano Francesca Re David e Michele De Palma per la Fiom. «I “sindacati firmatari” continueranno ad essere garanti di un sistema sindacale che non prevede un ruolo partecipativo e democratico delle lavoratrici e dei lavoratori: anche questa volta i lavoratori non saranno chiamati a decidere con un referendum sull’intesa. Escludendo la Fiom si sono voluti escludere i lavoratori», denunciano Re David e De Palma.

LA FIOM INVECE CONTINUA a chiedere a Fca un patto per l’occupazione e l’innovazione. «Senza entrare nel merito delle scelte sindacali fatte che avrebbero dovuto determinare “piena occupazione” e “salari tedeschi”, possiamo dire che non solo aumenta la cassa integrazione ma siamo dinnanzi alla vendita di Magneti Marelli e al rischio concreto nel futuro che interi impianti rimangano senza nuovi modelli e motorizzazioni – continuano Re David e De Palma – . Mentre la proprietà registra dividendo, i lavoratori hanno ricevuto in quattro anni circa la metà del valore nominale del totale della retribuzione. Questo è il prezzo della mancanza dei necessari investimenti e dei ritardi accumulati sull’innovazione e sulla realizzazione di nuovi modelli a cui si aggiungono la crisi del mercato e le politiche industriali assenti e sbagliate del governo».

«UNA NOTIZIA POSITIVA per il paese. Si tutelano i salari e si rafforzano le tutele. Ora l’azienda investa per garantire il futuro di tutti gli stabilimenti», scrive su twitter la leader della Cisl, Annamaria Furlan. «È un atto di responsabilità e di coraggio. Una nota di ottimismo e un impegno per il futuro», commenta il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo.