Sono costituzionali le leggi delle province autonome di Trento e Bolzano che derogano le norme sulla fauna selvatica vigenti a livello nazionale. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che ha respinto i due ricorsi che il governo Conte aveva presentato nel settembre scorso contro le leggi n.9/2018 di Trento e n.11/2018 di Bolzano che autorizzano il presidente della Provincia ad adottare provvedimenti riguardanti il prelievo, la cattura e l’eventuale uccisione degli orsi e dei lupi, «quando ricorrano le condizioni previste dalla normativa di derivazione europea in materia di conservazione degli habitat naturali».

Lo rende noto l’ufficio stampa della Consulta che, in attesa del deposito della sentenza, precisa come secondo i giudici costituzionalisti «la disciplina provinciale contestata rientra nell’ambito delle competenze legislative statutariamente affidate alle due Province autonome». Un potere, questo, che viene concesso perché, prosegue la nota informativa della Corte Costituzionale, «è diretto a prevenire danni gravi alle colture, all’allevamento e a garantire la sicurezza pubblica, quando non esista altra soluzione valida, ed è subordinato al parere preventivo dell’Ispra».

Fu il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il 6 settembre 2018, a spiegare il perché del ricorso governativo contro le leggi provinciali: «L’esercizio delle potestà di deroga ai divieti sulla fauna selvatica sono in capo allo Stato e non possono essere demandate agli enti locali. Abbiamo chiesto alle province di modificare la legge, ma non è stato fatto, quindi non abbiamo avuto scelta».

Anche nella vicenda dell’orso «M49», fuggito da una riserva dove era stato rinchiuso (ieri sarebbe stato fotografato da una camera fissa nei boschi della Marzola), Costa è intervenuto cercando di fermare l’ordine di uccidere l’animale in fuga dato dal presidente della provincia di Treno, Fugatti. Ora ha meno potere.