Viceministro Fassina, oggi il consiglio dei ministri abolirà l’Imu come chiede il Pdl?

I ministri cominceranno ad affrontare diverse priorità del programma sul quale Letta ha ricevuto la fiducia: un intervento sull’Imu che, ha detto Letta, riguarderà le famiglie in maggiore difficoltà; il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per centinaia di migliaia di lavoratori che rimarranno a breve senza reddito; gli esodati; la scuola pubblica; il rinvio dell’aumento dell’Iva. Il consiglio inizia un percorso che arriverà fino alla legge di stabilità.

E il Pdl si accontenterà di questo?

La discussione è in corso in queste ore. Dobbiamo affrontare tutte le priorità del paese e abbiamo risorse limitate. Chiedo che prevalga il senso di responsabilità. Quanto all’Imu, era una delle nostre proposte, vogliamo fare in modo che l’85% delle famiglie non debba pagarla, e lo vogliamo fare in modo che la tassazione della casa sia pienamente federale, lasciando ai comuni la scelta di quanto e come intervenire per finanziare i servizi che offrono. Trovare un punto di incontro si può, se tutti assumiamo le priorità del paese.

Chi fa parte di quel 15% che pagherà l’Imu?

Non so come finirà. Ma i dati dicono che il 25% di famiglie che hanno casa di proprietà già non pagano. Si arriva all’85 con quelle che pagano meno di 500 euro. Per eliminare l’Imu a loro servono due miliardi. Per abolirla al restante 15%, cioè ai proprietari di immobili di maggior valore, servono altri 2 miliardi. Ma serve un miliardo per la cassa integrazione, un altro per l’Iva, servono risorse per gli esodati e per la scuola.

Gli esodati sono finalmente diventati una priorità per il Pd?

Era un nostro impegno dal giorno dopo l’approvazione del salva-Italia ed è fra le priorità del governo Letta. Sono un uomo di sinistra, sarebbe complicato guardare negli occhi un esodato, o un disoccupato, e dirgli che non possiamo dargli un reddito o una pensione perché dobbiamo cancellare l’Imu a chi vive in 400 metri quadrati al centro.

Avete riunito la delegazione di governo del Pd perché vi accusano di subire tutti i diktat del Pdl?

È una critica che va di moda nel Pd. Guardino gli atti del governo: il rifinanziamento della cassa integrazione, i contratti di solidarietà, la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione.

Il governo sopravviverà al combinato Imu-decadenza del Cav?

Il paese non capirebbe una crisi ora. Avrebbe pesanti effetti sull’economia, ci farebbe tornare al novembre 2011, bruciando i sacrifici fatti. Non si creerebbero ’gli esodati’. Non tornerebbe indietro l’orologio dei problemi. Sarebbe probabile un intervento della troika, le misure sbagliate che ci imporrebbe aggraverebbero i problemi.

Agita lo spettro della troika come fecero per farci digerire Monti?

L’esatto contrario. Con il governo Letta abbiamo iniziato una faticosa politica economica che, per quanto limitata, ha un segno anticiclico rispetto a Monti. Una crisi di governo ci farebbe perdere credibilità e porterebbe a un sostanziale commissariamento. Se il governo va avanti con l’agenda giusta, la presidenza della Ue dal luglio 2014 sarà una straordinaria opportunità per aumentare il nostro potere negoziale.

L’Italia sarà alla presidenza a prescindere da quale governo avrà.

La presidenza si costruisce prima. In caso di crisi non avremmo tempo né credibilità per affrontare scelte fondamentali. E sarebbe un danno enorme per il nostro ruolo e per l’Unione. Mon mitizzo la governabilità, ma c’è solo uno scenario peggiore della crisi: portare il paese ad accettare i diktat berlusconiani. Può darsi che l’irresponsabilità del Pdl ci avvii alla crisi. Ma sarebbe segnata da costi sociali ed economici altissimi. È in gioco la qualità della nostra democrazia, la nostra collocazione europea e internazionale, il segno economico e sociale dell’Italia. Sarebbe una crisi istituzionale e di regime, non una ordinaria crisi politica.

Veltroni con un pezzo del Pd dice: legge elettorale e subito al voto.

Non è uno scenario auspicabile, né da prospettare con disinvoltura.

Letta, ha detto lei, è un buon candidato premier. Non vuol dire che anche lei pensa al voto?

Noi siamo concentrati a portare avanti un governo efficace per affrontare le emergenze economiche e sociali. Se il Pdl determinerà uno scenario diverso, Letta è in campo. Ha dimostrato di essere all’altezza delle sfide dell’ Italia e dell’Europa.

È d’accordo con l’idea di Violante, e cioè ricorrere alla Consulta sulla legge Severino?

No. La legge è chiara ed ha l’obiettivo di qualificare la rappresentanza. So che qualche scuola giuridica lo sostiene. Ma sarebbe singolare che il senato che ha approvato la legge poi la invii alla Corte per dubbi di costituzionalità. I senatori del Pd in giunta avranno massima attenzione per tutti gli aspetti, diritti della difesa e obiettivi della legge.

Ha letto il documento congressuale del candidato Gianni Cuperlo?

È interessante, in larga misura lo condivido, del resto con Gianni abbiamo fatto un lungo percorso insieme. Finora è il miglior contributo al dibattito congressuale. Ma non attinge abbastanza a quel filone della dottrina sociale della Chiesa che propone una riflessione radicale sulla crisi antropologica, sul capitalismo e sul neoliberismo. Una delle potenzalità del Pd è raccogliere spunti che vengono da un ventaglio ampio di storie e culture. È vero che questo punto in cui Cuperlo è debole, non è stato affrontato davvero neanche dalle culture cattoliche dentro Pd.

Se Letta resterà a Palazzo Chigi, Fassina chi voterà al congresso?

Chi sarà in grado unire la parte di Pd che in questi anni è andata controcorrente. Spero che si riesca arrivare a questo approdo unitario.

Cioè? Oltre Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella, avrete un altro nome?

Non necessariamente. Dovremo fare alcuni passaggi politici. E la candidatura segue la prospettiva politica. Non c’è per forza bisogno di altri nomi.