Il servizio informativo ha concorso all’efficacia alle misure di contenimento del contagio e soprattutto ha mantenuto aperto uno spazio incomprimibile per ogni democrazia: lo spazio della libertà di espressione, quello che garantisce la libertà di informare e di essere informati su quanto sta accadendo». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella, ha cominciato così la sua audizione ieri davanti alla commissione cultura della camera sulle conseguenze della pandemia sul settore editoriale. «Il sistema ha tenuto», ha detto, ma questo non basterà a fronteggiare le conseguenze della crisi, innanzitutto il calo degli investimenti pubblicitari.Da qui le misure che il governo intende prendere, partendo dalla rivendicazione di aver «messo in sicurezza il settore» rinviando di un anno con il decreto milleproroghe i tagli al fondo per il pluralismo (fondo di cui resta previsto l’azzeramento, gradualmente a partire dal 2021).

Martella ha annunciato misure nuove misure nel decreto ex aprile adesso maggio, oltre alle prime iniziative sul credito all’imposta per gli investimenti pubblicitari e per le edicole già previste nel decreto Cura Italia. Arriverà un ulteriore credito di imposta per la pubblicità, un contributo una tantum in favore degli edicolanti, un credito di imposta anche per l’acquisto della carta e dovrebbero essere prorogati i contratti delle agenzie di stampa con la pubblica amministrazione.
Allo studio ulteriori misure per la fase 2, con l’obiettivo di «gettare le fondamenta» della riforma organica del settore «editoria 5.0». «Cogliamo una domanda crescente di buona informazione – ha detto Martella – e la leva pubblica deve favorire l’incontro della domanda con una offerta all’altezza delle aspettative dei lettori e delle sfide poste dal nuovo ecosistema digitale». Dunque il sottosegretario si impegna a garantire alle testate un sostegno «certo e stabile, diretto e indiretto» sul quale «fare affidamento per programmare investimenti e per migliorare la qualità del prodotto editoriale». Con una forte spinta verso l’innovazione digitale, per la quale si pensa a un credito di imposta dedicato