Camici bianchi in mezzo alle divise militari, per un 14 luglio con una celebrazione ridimensionata, senza pubblico, senza sfilata sugli Champs Elysées. La Francia quest’anno, nel giorno della festa nazionale, con una cerimonia statica in place de la Concorde, ha reso omaggio al personale sanitario e a tutte le professioni «di seconda linea» nella crisi del Covid, impiegati dei supermercati e della nettezza urbana, postini, insegnanti. Un omaggio particolare per i Paesi che hanno accolto dei malati francesi nelle settimane più dure della crisi (Germania, Austria, Lussemburgo, Svizzera).

CI SONO STATI DUE FERMI per la banderuola con scritto «Macron asfissia gli ospedali» che dei manifestanti sono riusciti a sventolare nella cerimonia. Protestavano contro il «Ségur della Sanità», la concertazione che si è conclusa con un finanziamento addizionale di più di 8 miliardi di euro per gli ospedali e le case di cura per anziani, 180 euro di aumento per infermieri e altro personale sanitario (per i medici c’è un accordo a parte), e un accordo firmato dai sindacati riformisti ma respinto da Cgt e Fo.

Emmanuel Macron ha ripreso ieri una tradizione che finora aveva snobbato: l’intervista televisiva del 14 luglio. Ha ammesso degli errori nei tre anni passati all’Eliseo, per non essere riuscito a «ridare fiducia», ha persino detto di «poter capire l’odio» che suscita presso una parte della popolazione, esploso con le manifestazioni dei gilet gialli. Per il presidente, la Francia vive «un dubbio permanente verso se stessa», il Paese «ha paura», dopo gli attentati, gli anni della disoccupazione di massa, la crisi del multilateralismo, ora la pandemia. Il presidente ha 600 giorni utili prima dell’inizio della prossima campagna elettorale delle presidenziali del 2022 per uscire da questa crisi multiforme. Che non è più tanto sanitaria, anche se qui e là emergono dei cluster («oggi abbiamo gli stock» e «l’organizzazione», e la mascherina diventerà obbligatoria nei luoghi chiusi). La crisi è ormai prima di tutto economica e sociale – un crollo dell’8% del pil quest’anno e tra 800mila e un milione di disoccupati in più – quindi eminentemente politica per un presidente in difficoltà, che ha appena nominato un nuovo governo.

AL CENTRO DELLE RISPOSTE, il rilancio economico e la «priorità» data ai giovani, che saranno i più colpiti dalla crisi economica. Macron promette «un cambio di percorso» ma «non di meta» (riforma delle pensioni compresa). Cento miliardi sono in programma per il piano di rilancio di quest’autunno (e si aggiungono ai 450 miliardi di impegno pubblico già stanziati), che dovrà essere «un’opportunità per un’industria ecologica». Con un’ecologia «del meglio e non del meno»: aiuti per un vasto programma di rinnovamento nell’edilizia, per coibentare le abitazioni e risparmiare energia; rilancio del trasporto merci su treni; sviluppo della tecnologia a idrogeno; rilocalizzazione della produzione nella misura del possibile.

I VERDI SI INTERROGANO sui ritardi accumulati finora nella svolta ecologica, che dovrebbe riprendere le proposte della «Convenzione per il clima» dei 150 cittadini tirati a sorte, un’innovazione democratica. Tra queste c’è anche l’ipotesi di un referendum per la riforma dell’art.1 della Costituzione, per inserirvi l’impegno alla lotta contro il riscaldamento climatico. Per i giovani, c’è l’esonero dei contributi per i nuovi assunti per uno o due anni, a breve ci sono 300 mila contratti di inserimento per i meno qualificati e 100 mila posti nel servizio civico; poi programmi di formazione professionale per almeno 200 mila giovani che non trovano un primo lavoro. Per la scuola, la riapertura d’autunno dovrà essere «quasi normale».

Oggi, il nuovo primo ministro, Jean Castex, presenterà il programma del nuovo governo: ci dovrebbero essere chiarimenti anche sul «debito Covid», cioè come calcolare in modo separato i finanziamenti pubblici dovuti alla pandemia, per evitare che gonfino il debito pubblico. Il piano di rilancio europeo viene a completare questo quadro. Sono esclusi nuovi aumenti delle imposte.

L’INTERVISTA È STATA l’occasione per Macron di spiegarsi sulla nomina di Gérald Darmanin agli Interni, malgrado un’accusa di stupro. Nei giorni scorsi ci sono state proteste contro questa nomina, giudicata vergognosa. Macron, dopo aver ricordato il suo impegno per la parità, ha evocato il non luogo a procedere di cui ha goduto Darmanin (però è stata riaperta un’inchiesta) e la presunzione di innocenza, per non «cedere all’emotività».