Fumata nera. Ieri il no di Napolitano ha costretto Renzi a uscire dal Quirinale con la casella del ministero degli Esteri ancora vuota. Se ne riparlerà oggi e alla fine la mediazione più probabile, ma tutt’altro che sicura, dovrebbe incoronare Marina Sereni, ex responsabile degli Esteri Ds, franceschiniana. Il suo punto di forza? Non piace molto a nessuno dei due. Però non dispiace troppo né all’uno né all’altro. I requisiti ideali per un compromesso. Sempre che re Giorgio non s’impunti.

Non era quello il nome su cui puntava Matteo il Giovane. Mirava al colpo di scena: una ministra alle prime armi, giovanissima, senza esperienza, dunque efficacissima in termini d’immagine. Lia Quartapelle, 32 anni, per la prima volta in Parlamento, ossa e muscoli formatisi nella cooperazione e, almeno stando a quel che se ne dice, capace sul serio. Molto in subordine il premier era disposto a mettere in campo Elisabetta Belloni, direttore generale della Farnesina, non altrettanto giovane ma una “tecnica” allo stato puro. Non altrettanto portentosa quanto a impatto sull’immaginario degli italiani ma pur sempre accettabile in nome della rottura con «i politici».

Giorgio Napolitano aveva in mente un profilo opposto. A lui dell’apparenza importa pochissimo. Pretende un responsabile degli Esteri con esperienze solide e conosciuto nelle capitali che contano. Il suo candidato era, e in realtà ancora è, Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri, anche se c’è chi sospetta che in cuor suo speri di tirare fuori dal cilindro il coniglio Emma Bonino, che è da sempre la sua preferita. Ma se l’augusto ospite aveva fatto un mezzo salto sulla poltrona al nome sconosciuto di Quartapelle, reazione simile ha palesato il giovanotto, di notoria magnanimità, all’idea di promuovere il suo ex rivale nelle primarie di Firenze nel 2009. Tra l’altro il tapino è pure maschio, e basterebbe questo a metterlo fuori gioco per Matteo il Femminista. Niente da fare. Allora, sia pure obtorto collo, meglio Marina Sereni. Ma qui è stato il sovrano a scuotere la testa: «Esperienza insufficiente». Come si dice quando a discutere sono meno blasonati interlocutori: stallo da veti incrociati.

In campo dunque resta Pistelli, con Lia Quartapelle sottosegretaria alla cooperazione. Se Renzi punterà i piedi, però dovrebbe aprirsi la strada alla mediazione Sereni. Sempre che re Giorgio non provi a giocare la carta Marta Dassù, che è donna, non è vecchia guardia come Bonino e fa parte della rosa gradita al Colle. Lunga esperienza in diversi ruoli alla Farnesina, viceministro nel governo Letta: una garanzia per Napolitano, probabilmente però un tantinello troppo autonoma per i gusti di Renzi. In pole position resta Sereni.

I due presidenti non hanno parlato solo di Farnesina ieri. La ricognizione è stata quasi a tutto campo, essendo urgente riempire le due caselle della Corte costituzionale che restano vacanti da venti votazioni. Con Violante finalmente fuori gioco (non che Napolitano ci tenesse più che tanto, del resto) e un avvio di disgelo con il M5S, la soluzione non dovrebbe essere lontana. Infine il capitolo davvero spinoso: la legge elettorale. L’eventualità che il varo della riforma slitti a data da destinarsi è concretissima. Ma su cosa Napolitano e Renzi si siano detti in proposito, dal Colle e da palazzo Chigi filtra pochissimo. Funziona così quando le situazioni appaiono incartate.