E adesso? Adesso che l’amico e compagno di bevute, nonché alleato all’europarlamento, Nigel Farage risulta indagato per una serie di presunte donazioni irregolari Beppe che dice? Beppe tace. Grazie anche a un provvidenziale black out che ieri ha reso incessibile il sito per buona parte della giornata, Beppe Grillo evita di parlare delle indagini che a Londra coin

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volgono il leader dell’Ukip e che in Italia rendono ancora più imbarazzante la scelta di costituire un gruppo comune a Strasburgo. «Per ora Farage è stato chiamato a riferire, e comunque si tratta di notizie di stampa che stanno emergendo in queste ore e che vanno verificate», dice invece un fedelissimo come il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, scoprendosi improvvisamente garantista.
Ma andiamo con ordine, e vediamo quali sono le presunte irregolarità contestate a Farage. A rendere nota la notizia sono stati ieri i giornali britannici, secondo i quali l’europarlamentare euroscettico è finito nel mirino di controlli e verifiche dopo aver dichiarato con estremo ritardo alle autorità competenti donazioni per un valore calcolato di oltre 205mila sterline (oltre 250mila euro) dal 2001. Al centro della vicenda c’è un ufficio utilizzato come sede dell’Ukip a Bognor Regis, nel West Sussex, che è stato concesso, dal 2001, in forma gratuita al partito dal proprietario, sostenitore del partito. Lascito che Farage avrebbe dovuto comunicare e registrare entro 30 giorni presso la commissione elettorale. Ma che non ha fatto per 14 anni, ricordandosì l’adempimento solo il mese scorso con la stessa commissione che sta adesso valutando se intraprendere azioni nei suoi confronti del leader euroscettico. Il caso parte da alcune rivelazioni di stampa, del Times in particolare, che risalgono allo scorso aprile: stando a quanto riferito dal quotidiano sembrerebbe che Farage abbia ricevuto dall’Ue fondi previsti in quanto parlamentare europeo (dal 2009 almeno) pari a circa 15mila sterline in media all’anno per mantenere l’ufficio circoscrizionale, per il quale tuttavia non paga un affitto. L’Ukip deve sostenere comunque le spese di gestione calcolate però a 3.000 sterline l’anno circa, lasciando quindi circa 12.000 sterline «ingiustificate», secondo il giornale. Farage aveva da subito respinto le accuse definendole «oltraggiose»: tutto regolare, aveva detto aggiungendo che sarebbe stato pronto a sottoporsi a verifiche «se ciò è utile per chiarire la questione». Sta di fatto che adesso si apprende come la registrazione della donazione (l’appartamento quindi) presso la commissione elettorale sarebbe stata effettuata solo poche settimane fa, in estremo ritardo quindi rispetto a quanto previsto dalla legge secondo cui la dichiarazione deve pervenire alle autorità britanniche entro 30 giorni da quando il partito riceve le donazioni.
Farage torna a difendersi affermando di aver fatto tutto secondo le regole dichiarando la donazione presso il registro del parlamento europeo a Bruxelles. «Ogni anno dal 2001 Farage ha dichiarato al registro del parlamento europeo l’utilizzo dell’ufficio in via gratuita. La sede è stata utilizzata come ufficio per un parlamentare europeo» da cui la registrazione a Bruxelles è stata ritenuta quella «logica», si sottolinea dall’Ukip. Ma anche la commissione elettorale, dal canto suo, è stata altrettanto chiara: «Al momento stiamo esaminando con attenzione tutte le informazioni forniteci da Nigel Farage, una volta che questo processo sarà completato prenderemo una decisione su eventuali azioni se saranno necessarie».
Sulle disavventure di Farage Grillo almeno per ora si guarda bene dal commentare. Intanto si preparerebbe l’assalto finale a Federico Pizzarotti. Secondo indiscrizioni Gianroberto Casaleggio starebbe infatti pensando di vietare al sindaco di Parma l’uso del simbolo M5S.