È stato uno dei primi eventi cinematografici a dover affrontare la minaccia del Covid, all’epoca in arrivo dal lontano Oriente, e a prendere «la» sofferta decisione, come tanti altri festival in questo periodo. Dapprima solo rimandato, perché chi mai avrebbe potuto viaggiare, in aprile, da quelle terre lontane, proprio dal fulcro dell’esplosione pandemica? Poi, preso atto della situazione, definitivamente spostato on-line, in streaming su MyMovies.it, dal 26 giugno al 4 luglio.

Ma al Far East Film Festival, il più grande appuntamento con il cinema popolare asiatico, che si appresta a inaugurare la sua 22a edizione, il trasloco su piattaforma non sembra andare stretto e, anzi, gli organizzatori si sono messi d’impegno per fare in modo che non si trattasse solo una soluzione di ripiego, ma di una vera e propria opportunità. «Un’edizione storica, rivoluzionaria – affermano Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche dal loro quartier generale di Udine – perché il Far East non ha solo trovato una nuova casa, ma è stato completamente ripensato, trasformato in un grande evento digitale.

Così se l’architettura del festival necessariamente cambia, non viene meno quello spirito di ricerca che da sempre contraddistingue il lavoro del Feff, né cambia l’obiettivo principale dell’evento, che è quello di indagare un territorio, l’Asia, rappresentato attraverso il meglio delle sue produzioni popolari.
In programma 46 film (di cui 38 in concorso, con 5 anteprime mondiali, 12 internazionali, 10 europee, 17 italiane) provenienti da otto paesi del continente asiatico (Cina, Hong-Kong, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Filippine, Indonesia e Malesia). Per accedere alle proiezioni, organizzate sia su un palinsesto orario (come se fossimo al festival) che on demand, è previsto un accredito da scegliere in tre possibili formule con titolo a tema: Silver Ninja, Golden Samurai e Platinum Shogun, già acquistabili su MyMovies. Certo, il calore del pubblico e il glamour che le star asiatiche portavano con sé gli anni scorsi mancheranno, ma il programma è un invito al viaggio e la promessa è di non rimpiangere troppo il grande schermo.

DOPO una pre-apertura «fisica», domani alle 21.30, con la proiezione in anteprima della versione in bianco e nero di Parasite all’Arena Loris Fortuna di Udine e in contemporanea all’Anteo Palazzo del cinema di Milano, al Capitol Anteo spazioCinema di Monza, Cinemazero di Pordenone e Ariston di Trieste, si parte con Ashfall, blockbuster campione di incassi in Corea del Sud lo scorso Natale, firmato da Lee Hae-jun e Kim Byung-seo e scelto come film di apertura dell’edizione 2020. Un disaster-movie adrenalinico e muscolare venato di humour in cui Corea del Nord e del Sud, paesi amici e nemici, si trovano a lottare uniti contro la minaccia di un’epocale eruzione vulcanica. Un invito a riflettere sulle frontiere e sulla società in cui viviamo, perché da sempre al Far East, il cinema è anche occasione per leggere le trasformazioni di quei territori lontani, per registrarne il clima politico, le tensioni, i sogni.

IL DOCUMENTARIO giapponese I-Documentary of the Journalist, ad esempio, diretto da Mori Tatsuya sulle tracce della giornalista Mochizuki Isoko, firma del quotidiano «Shimbun», per il quale ha indagato su alcuni fatti legati al governo del primo ministro Abe, offre lo spunto per parlare di manipolazione dei media, di libertà di espressione e gestione del potere in uno dei titoli che si annuncia tra i più controversi della selezione. Chiuderà le danze Better Days, opera seconda di Derek Tsang, dramma sul bullismo ma anche delicata storia d’amore, in cui i giovani protagonisti, belli e dannati, soli ai margini di una società che li rifiuta, sono alla disperata ricerca di un loro posto nel mondo.

Torna, forse per l’ultima volta, Donnie Yen nei panni del Maestro di arti marziali di Bruce Lee per il capitolo conclusivo della saga di Ip Man (Ip Man 4, The Finale) e anche l’immancabile Johnnie To, presenza fissa al Far East, qui col suo ultimo film Chasing Dream.

UNO SGUARDO al passato con l’omaggio al grande maestro del cinema giapponese Obayashi Nobuhiko e il focus su Watanabe Hirobumi, poeta comico del quotidiano che ricorda il Jim Jarmush della prima stagione. Ma non basta. Il Far East quest’anno avrà un seguito anche oltre il festival. Dal 1 agosto, infatti, una cinquantina di titoli (tra evergreen e novità) inaugureranno la piattaforma «Far East Online» dando vita a una sorta di piccolo Netflix dedicato al cinema asiatico il cui catalogo sarà periodicamente aggiornato.