Racconta Marieke ten Berge di avere una passione per le regioni artiche, per i paesaggi sterminati, attraversati da un bianco accecante che catturano la fragilità dell’ecosistema nelle loro lastre di ghiaccio. Sono il polso che misura la salute del mondo e in quei mari che si surriscaldano, gli animali che li popolano rischiano l’estinzione. Nasce così, come fosse uno scrigno dove custodire gelosamente la bellezza che va sparendo, uno degli albi più belli visti quest’anno: Nord, un sontuoso atlante che viaggia con le illustrazioni di Marieke ten Berge e le parole che le descrivono di Jesse Goossens (Clichy, pp. 80, euro 19). Si fa la conoscenza di molte specie abituate a vivere in quel clima tempestoso, fra cui – oltre alle orche, agli orsi polari e al bue muschiato – gli edredoni (che per accoppiarsi volano a migliaia verso la tundra artica) e la lince euroasiatica. Grande predatrice corre a 80 km orari e nelle mitologie nordiche predice il futuro: con i ciuffi di pelo delle orecchie è in grado di captare i pensieri umani.
Nella neve candida affonderà per primo le sue zampe scure anche uno dei quattordici lupi che andrà a ripopolare il selvaggio parco di Yellowstone, che vide la luce nel 1872. Sarà il primo dopo settant’anni: i suoi «fratelli», fieri signori di quei luoghi da secoli, erano scomparsi, cancellati dalla caccia spietata dell’uomo: in loro assenza, la natura si era inaridita (puntando gli erbivori wapiti li costringevano a essere in movimento impedendo loro di esaurire le risorse vegetali), l’equilibrio tra prede e predatori scombussolato, le foreste tristemente mutate.
Quattordici lupi di Catherine Barr e Jenni Desmond è un albo che racchiude la storia vera di un «ritorno a casa» (Editorialescienza, pp. 48, euro 17,90, traduzione Lucia Feoli) e, come fosse una favola, segue la rinascita di un ecosistema (che era stato distrutto) grazie alla presenza selvatica e alle abitudini dei branchi di questi carnivori.
È sempre un canide ma ha tre teste e se ne sta a guardia degli inferi Cerbero, fedele compagno di Ade, sovrano dell’aldilà sotterraneo. Lui come Bastet, amata dea gatto che protegge i felini nell’antico Egitto, o Anansi, il ragno africano, divina creatura mutaforme e maestra di storie che tesse e narra, sono i protagonisti del libro Mitopedia. Un’enciclopedia degli animali mitologici (Donzelli, pp, 128 euro 25), firmato da Good Wives and Warriors (ironico pseudonimo adottato da due artiste inglesi che spesso danno vita a variopinti libri per ragazzi/e). Pagina dopo pagina si inanellano leggende, grazie al bestiario immaginario e immaginifico che abbraccia tutto il mondo. Come quel Fenghuang, uccello venerato fin dall’antichità dai cinesi (è ritratto in ogni oggetto artistico), ambasciatore di felicità e fortuna.
Fra i mostri marini più celebrati che abitano gli abissi, temuti fortemente da pescatori e marinai, c’è il kraken: simile a una piovra, lunga quanto dieci navi messe in fila, trascinava giù imbarcazioni intere inghiottendo tutto l’equipaggio. Ma nell’albo Animali fantastici – che correda le narrazioni «meravigliose» di Rowling con dati scientifici – si riporta la sua presenza a quella dei calamari giganti e si fa un po’ di storia attraverso la cartina marina disegnata da Olaus Magnus, abbecedario della teratologia acquatica. Edito da Salani (pp. 160, euro 29,50) questo atlante speciale fa incontrare le creature inventate e terrificanti che popolano la saga di Harry Potter con gli esperti del Natural History Museum di Londra.
Rimanendo in compagnia delle specie non umane, torna fra gli scaffali in un’edizione illustrata e di grande formato La fattoria degli animali di George Orwell (Rizzoli, pp.160, euro 25, tavole di Quentin Gréban, traduzione di Daniele Petruccioli). Scritta nel 1945, è la novella satirica sulla ottusità del totalitarismo: non basta ribellarsi al padrone e prendere il potere. Perché un Napoleone qualsiasi – nel corpo di maiale – può diventare un torturatore nelle vesti arroganti del burocrate di turno.

 

SCHEDA

Drama Queen

Angel abita in un quartiere non proprio raccomandabile (dove pure farsi portare una pizza è difficile), ha 14 anni e fa «coppia» con una madre «che pedala sempre in fondo alla carovana della vita»: è rimasta incinta a 15 anni e fa la spogliarellista al Club Paradise, filando con uomini sbagliati. Almeno fino a che non la licenziano perché «vecchia». Neanche il nonno è di grande aiuto: beve ed è malandato.
Non è una premessa facile per andare avanti, ma un giorno in classe, prima delle vacanze di Natale, arriva Kaylegh. Bellissima e intelligentissima, senza più una madre, morta per un tumore al seno e con un padre che la costringe a scappare spesso perché non si sa bene in quali traffici sia implicato. Una ragazza particolare, che ama i greci e il loro mondo e che se proprio deve scegliere un personaggio dal film Inside Out si orienta verso la Tristezza, mentre Angel fa il tifo per la Rabbia: infatti, lei deve prendere delle pillole bianche che la trasformano in una «zombie». Ma la ribellione è vicina: presto le pasticche volteggeranno nell’acqua del water fino a essere inghiottite nella fogna.
Drama Queen di Derk Visser (Camelozampa, traduzione di Olga Amagliani, pp. 184, euro 14,90) è un romanzo di formazione che non fa sconti: vince il sentimentalismo con l’ironia pungente e affronta una matassa di tematiche ad alta temperatura emotiva, aggrovigliandole tutte intorno alla figura principale della storia, Angel: si va dall’amore fra ragazze all’illegalità di un genitore indecifrabile, all’uso del Ritalin, autorizzato con grande leggerezza da molti medici, spesso solo per schivare – senza mai capirle – le esplosioni dell’adolescenza.

Alba

Il padre di Alba aveva voluto dare dei nomi non casuali ai suoi animali del circo: aztechi per i carnivori, persiani per i cavalli, biblici per gli uccelli e gloriosi per i tori, come i matador famosi. Ma con la sua morte, aveva lasciato la figlia su una nave carica di bestie, come un’Arca di Noè in cerca di salvezza. Solcando le onde dell’Atlantico, adesso va verso la penisola dello Yucatan per ricominciare daccapo e ripopolare un mondo in cui la specie umana e molte altre si sono estinte a causa del flagello delle cavallette e zanzare. Alba è sola, unica umana rimasta a bordo, àncora del passato e seme per il futuro. Deve cavarsela, tenere testa alle intemperanze dei licaoni, sperare di sbarcare in Messico. Ma quando accadrà, si troverà davanti solo rovine di civiltà perdute e un infinito susseguirsi di lotte fra animali. Alba, il romanzo di Camille Brunel (Gallucci, pp.304, euro 14,50) narra una storia post-apocalittica rovesciando la prospettiva: lo fa con le parole e i gesti degli animali. E – più che alla fantascienza – guarda alle arroganti devastazioni reali compiute dall’essere umano.