Un vero pasticcio politico questa Terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia, che si terrà presso il Campidoglio il 28 e 29 settembre. Un evento atteso da anni e che dovrebbe aiutare il governo a operare scelte adeguate rispetto alla sofferenza economica e alla percezione di abbandono sociale che provano milioni di famiglie.

Ma quali sono queste famiglie del nostro paese? A scorrere il programma, è evidente che sia la famiglia sposata e benedetta la guest star. Non è possibile in alcun modo discutere e proporre temi in quattro panel e due plenarie zeppe di relazioni svolte da docenti universitari, molti dei quali provenienti dalle università cattoliche.

E se a qualcuno fosse sorto qualche dubbio, si sappia che il simposio è riservato a pochissimi eletti, soprattutto non sono gradite le associazioni familiari lgbt e quelle che si occupano di adozioni internazionali. Alle prime sono state preferite Arcigay e Agedo, la prima associazione storica generalista del movimento omosessuale italiano, la seconda organizza i genitori che hanno figli gay. Naturalmente non è consentito alcun intervento, mentre scorrendo lo straboccante programma di relazioni, si scopre che domani il secondo gruppo di lavoro su «Crisi demografica e rapporto fra quadro nazionale e tendenze internazionali» sarà coordinato da Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. Per intenderci, si tratta di quell’arcipelago di sigle che hanno organizzato i Family Day, promosso le campagne contro la legge sulle unioni civili, che si oppongono a una educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, che stanno propagando in tutto il paese le bugie sul supposto pericolo delle «teorie gender».

Comprendiamo che questo convegno sia stato pensato dal non più ministro per la famiglia Enrico Costa, ma mantenerlo su binari culturali e sociali di questo tipo è, per toccarla piano, uno scandalo. Lo Stato difende e promuove il suo ordinamento legislativo, rispetta le Direttive europee e le norme anti discriminatorie in esse contenute; questo conciliabolo invece ha tutto il sapore di una adunata clericale, (che nemmeno tiene conto delle novità introdotte con l’esortazione post sinodale di Francesco Amoris Laetitia).

Ma tornando al succo della questione: come si è potuto pensare di escludere, perlomeno come uditrici, Famiglie Arcobaleno e Genitori Rainbow? Con quale giustificazione ci spiegheranno che la legge sulle unioni civili e le convivenze di fatto, che è un primo passo per la parte riguardante le famiglie omosessuali, ma è sicuramente una moderna rivoluzione nella parte riguardante le convivenze anche eterosessuali, sia un provvedimento non incidente rispetto alla famiglia italiana del 2017?

Tutte le dotte relazioni previste nella due giorni romana, che valore scientifico possono avere se non tengono conto dei dati reali, rilevati da Censis ed Istat, sulla composizione delle famiglie italiane? Quali proposte sono previste per le famiglie mononucleari, con un solo genitore, con figli adottivi, con figli nati da precedenti matrimoni o unioni, composte da persone e/o genitori omosessuali?

Siccome per ora le risposte non sono pervenute, e quelle accennate dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi sono insufficienti e lacunose, viene il sospetto che questo congresso tra esperti della materia (da notare l’assenza di sociologici che ci sono contesi dalle università di tutto il mondo), sia un rendez-vous resistenziale. Una sorta di risposta conservatrice rispetto a una società non gradita non tanto dal Vaticano, quanto da chi continua a opporsi strenuamente ai dati di fatto. Un «ritiro» etico, per farsi forza e organizzare e orientare le politiche del governo (che non molto potrà fare visto l’approssimarsi delle elezioni) rispetto a quei 600 milioni da investire sulle politiche familiari.

Come sempre in Italia è sufficiente essere dei moderati per comprendere come si continui a perder tempo sul sostegno alle famiglie, in particolare a quelle numerose o che vorrebbero avere figli, ma, costrette dalle difficoltà economiche ed abitative, vi rinunciano.