Entrano nel vivo i lavori della terza assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema della famiglia. Dopo la messa di apertura di domenica presieduta da papa Francesco e l’introduzione (Relatio ante disceptationem) del relatore generale, il cardinal Péter Erdo, arcivescovo di Budapest, il dibattito ha cominciato ad affrontare due dei nodi centrali del Sinodo, forse gli unici sui quali sarà possibile qualche riforma sostanziale: le questioni dei divorziati risposati e delle coppie di fatto.

Il quadro generale non muta, ma nessuno poteva realisticamente aspettarsi il contrario. «La famiglia è nucleo fondamentale della società umana», «il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile», hanno ribadito i 191 padri sinodali riuniti in Vaticano insieme a Bergoglio. Tuttavia, fatta la premessa che non si tratta di mettere in discussione la dottrina ma di riflettere e aggiornare la pastorale, sono emerse delle parole di apertura che avevano caratterizzato anche il dibattito pre-sinodale. «Le unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà e amore presentano elementi di santificazione e di verità», è stato detto durante la discussione della seconda congregazione generale (il dibattito all’interno dell’assemblea al completo). Un concetto rafforzato dal preposito generale della Compagnia di Gesù – ovvero il superiore mondiale dei gesuiti, il cosiddetto «papa nero» -, che partecipa al Sinodo, padre Adolfo Nicolás Pachón, in un’intervista a Vatican Insider: «Può esserci più amore cristiano in un’unione canonicamente irregolare che in una coppia sposata in chiesa».

E ieri mattina, nella terza congregazione generale, è stato auspicato che la Chiesa offra il proprio insegnamento «presentando la dottrina non come un elenco di divieti, ma facendosi vicina ai fedeli, così come faceva Gesù. In questo modo – hanno notato alcuni interventi -, agendo con empatia e tenerezza, sarà possibile ridurre il divario tra la dottrina e la prassi, tra gli insegnamenti della Chiesa e la vita quotidiana delle famiglie». E sui divorziati risposati – che la dottrina esclude dall’accesso ai sacramenti perché li considera peccatori conclamati – è stato detto che l’eucaristia «non è il sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono in cammino».

Su questo punto in particolare c’è stato anche l’intervento pesante del cardinal Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza episcopale tedesca: «La maggioranza dei vescovi tedeschi – ha detto Marx – è d’accordo con la proposta del cardinal Kasper». Ovvero quella proposta – consentire loro l’accesso ai sacramenti dopo un percorso penitenziale – che ha catalizzato l’attenzione del dibattito nelle settimane precedenti l’inizio del Sinodo e contro la quale i settori più conservatori della Curia romana e dell’episcopato hanno fatto muro.