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Falso miele, attenzione all’etichetta

Il miele, il principale prodotto di quella straordinaria fabbrica naturale che è l’alveare, è una soluzione zuccherina che le api «producono» rielaborando il nettare dei fiori o le parti zuccherine […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 10 maggio 2018

Il miele, il principale prodotto di quella straordinaria fabbrica naturale che è l’alveare, è una soluzione zuccherina che le api «producono» rielaborando il nettare dei fiori o le parti zuccherine di molte piante. Le api vanno a depositare il miele nelle speciali celle (favi) che compongono l’alveare e da qui i produttori recuperano il miele facendolo sgocciolare (si tratta di un liquido viscoso) o con altri artifizi.
Il miele, la cui, produzione è di circa 10-20 chili per alveare, è costituito per circa il 25-35 % di glucosio, per circa il 38-42 % da fruttosio e può contenere anche piccole quantità di saccarosio, lo zucchero ordinario. Il miele contiene, oltre a piccole quantità di acidi, circa il 20-25 % di acqua.

Questa soluzione si presenta in forma liquida o con cristalli; si tratta di un delicato equilibrio che dipende dalla concentrazione degli zuccheri e quindi dall’origine botanica. In genere il miele è liquido se la quantità di glucosio è inferiore al 30 %; al di sopra di questa si formano in tutto o in parte dei cristalli. Poiché i consumatori spesso preferiscono il miele liquido, alcuni produttori rendono liquido il miele cristallino con una attento riscaldamento a circa 40 gradi.

Un indicatore importante della qualità del miele è il contenuto di idrossimetilfurfurale (HMF). Se la concentrazione di questa sostanza è bassa, da zero a 5 milligrammi per chilo di miele, il miele è genuino e non ha subito trattamenti di riscaldamento. I mieli scaldati o pastorizzati per aumentarne la conservabilità hanno un contenuto di Hmf che può arrivare a 40 mg/kg.
Il miele si trova in commercio col nome di miele di fiori o miele di nettare; spesso è specificato anche il tipo di pianta da cui è ottenuto, ad esempio miele di trifoglio, di corbezzolo, di acacia, di lavanda, di agrumi, millefiori, eccetera.

La produzione mondiale di miele si aggira intorno a 1,6 milioni di t/anno. In Italia i circa 45 mila apicoltori (in gran parte però amatoriali) con 1,4 milioni di alveari, producono in media circa 10.000 tonnellate all’anno, con forti oscillazioni di anno in anno. L’Italia importa circa 20.000 t/anno di miele soprattutto da Cina, Romania, Ungheria e ne esporta circa 6.000 t/anno.

Le miscele di miele nazionale e di importazione deve dichiararlo nell’etichetta con l’indicazione dei paesi di origine, ma il consumatore non sa quanto miele sia italiano e quanto di importazione.
Il miele è esposto a falsificazioni e frodi fra cui l’aggiunta di sciroppi zuccherini, la vendita di «miele per l’industria», di qualità inferiore, come «miele», false indicazioni dell’origine delle piante e della provenienza.

Queste frodi danneggiano sia i consumatori sia i produttori onesti.

Oltre al miele l’apicoltura produce la cera d’api, in ragione di circa 10-15 chili per tonnellata di miele, una miscela di lipidi ad alto peso molecolare, con punto di fusione di circa 64 gradi, usata in cosmesi e per la lucidatura di mobili e pavimenti di legno, e la pappa reale, in ragione di qualche centinaia di grammi per alveare.

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