Nessun collegamento tra il flusso di rifugiati verso l’Europa e il terrorismo islamista. Lo ha ribadito il vice ministro dell’Immigrazione greco Yannis Mouzalas la sera di domenica in una conferenza stampa straordinaria. Il ministro ha dovuto spiegare nel dettaglio il caso del passaporto siriano trovato sul luogo dell’attacco allo stadio di Parigi dopo l’allarmismo xenofobo lanciato dall’opposizione.
Il ministro greco ha spiegato che il proprietario di un passaporto siriano a nome Ahmad Almohammad è stato identificato presso il commissariato di polizia dell’isola di Leros il 3 ottobre. Era sbarcato nell’isola insieme con altri 198 rifugiati da un gommone proveniente dalle coste turche. Le autorità greche hanno registrato i suoi dati e preso le impronte digitali, come esigono le regole europee. Quel giorno non erano presenti nell’isola funzionari di Frontex per sottoporre i rifugiati alla procedura prevista di un’intervista, al fine di ricostruire la loro storia e identità nel modo più completo possibile. Il motivo dell’assenza è che la media degli arrivi di profughi nelle isole greche dell’Egeo si mantiene dall’estate sulle cinquemila persone al giorno, un numero che rende estremamente difficile un controllo capillare.
Il possessore del passaporto è stato trasportato al porto del Pireo l’8 ottobre e poche settimane più tardi i suoi dati sono stati registrati di nuovo in Croazia e in Serbia. In quest’ultimo paese sembra che abbia anche chiesto asilo.
Ieri le autorità serbe hanno annunciato di aver arrestato un altro profugo con lo stesso passaporto (stesso nome, stessa data e località di nascita e stesso numero) ma con un’altra foto. Le stesse fonti hanno suggerito che ambedue i passaporti siano falsi e che i due possessori li abbiano acquistati dallo stesso falsario in Turchia in tempi differenti.
«E’ importante per la sicurezza dei cittadini della Grecia sapere che il nostro paese ha effettuato tutte le attività di identificazione previste dall’Unione Europea», ha commentato Mouzalas, aggiungendo che all’epoca dello sbarco del presunto Almohammad non c’era alcuna segnalazione sulla sua pericolosità. «E’ evidente che lo spaventoso attacco di Parigi non può essere attribuito ai profughi. I responsabili sono nati e cresciuti in paesi occidentali. E’ vero che dobbiamo controllare in maniera più efficiente i confini europei, magari con hot spot collocati in territorio turco», ha aggiunto il ministro greco, «considerato questo caso, di una persona che dopo la Grecia ha attraversato numerosi paesi europei senza essere registrato. Ma certo non si possono chiudere le frontiere, alzare muri e trasformare il problema dei rifugiati in un drama umanitario senza risolvere il problema della sicurezza dell’Europa».
Per quel che riguarda la Grecia, oltre al rafforzamento delle misure di sicurezza dei possibili obiettivi, ci sarà anche un «rafforzamento dei controlli, con servizi migliori, un’identificazione più efficiente e maggiore sostegno verso i rifugiati», ha concluso.