Tre carabinieri in servizio alla compagnia di Giugliano sono stati arrestati ieri su ordine del gip del Tribunale di Napoli Nord e portati in carcere a Santa Maria Capua Vetere. Avrebbero arrestato un ragazzo del Ghana, residente nell’hinterland partenopeo e con regolare permesso di soggiorno, accusandolo falsamente di essere coinvolto in attività terroristiche. I tre, due sottufficiali e un appuntato, sono stati sospesi dall’Arma e dovranno rispondere di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine. Rischiano fino a quindi anni di reclusione.

La macchinazione era stata messa in piedi, ritengono gli investigatori, per ottenere un encomio. Il ghanese è stato fermato tre giorni fa e ha passato una notte in cella di sicurezza in caserma, probabilmente è stato individuato perché non aveva legami forti con il territorio e quindi più vulnerabile, dal punto di vista dei tre carabinieri. Nella perquisizione del suo appartamento, i militari hanno ritrovato armi, documenti e piantine (che loro stessi avrebbero precedentemente sistemato), elementi che avrebbero dovuto smascherare i legami dell’uomo con gli ambienti del terrorismo di matrice islamista.

La macchinazione però è stata scoperta quasi subito: la Guardia di finanza di Aversa, che stava svolgendo un’attività investigativa parallela, si è insospettita e ha inviato una segnalazione ai pm. L’indagine, coordinata dal procuratore della repubblica di Napoli Nord, Francesco Greco, in collaborazione con l’aggiunto Domenico Airoma, è stata tempestiva così il ghanese non è stato portato in carcere ma è stato rimesso in libertà dopo una notte in cella. «Le articolate attività di indagine – ha spiegato Airoma – hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura cautelare. I tre, nell’ambito di attività di servizio istituzionale, procedevano a porre in arresto un cittadino extracomunitario, accusato falsamente. Nel corso della mia carriera non mi era mai capitata una cosa del genere».

Da quanto si apprende, i due sottufficiali e l’appuntato hanno sviluppato nel tempo il piano per incastrare un cittadino extracomunitario come strumento per un avanzamento di carriera. Ma potrebbero anche aver tratto spunto dal clima generale, avverso ai migranti grazie alla propaganda leghista, e dagli ultimi arresti effettuati a Napoli, ritenendo questo il momento adatto a mettere in pratica il loro progetto. Tre giorni fa, infatti, la procura di Napoli ha arrestato un gambiano di 34 anni, Sillah Housman, sospettato di fare parte della stessa cellula di Alagie Touray, suo connazionale di 22 anni, fermato due mesi fa. Entrambi giudicati psicologicamente fragili, su i loro cellulari sono stati ritrovati i loro video di affiliazione al califfo dell’Isis Al Baghdadi. Secondo la procura pianificavano un attentato in Europa, dopo aver ricevuto un addestramento militare in Libia per imparare l’uso di coltelli e armi esplosive, oltre all’utilizzo delle auto come arieti. Il primo risiedeva in un Cas in Puglia, il secondo era ospite di un centro a Licola, nell’hinterland partenopeo, dove è stato arrestato all’uscita della moschea.

Negli stessi giorni veniva arrestato a Napoli Mohammed Alì Tahiru, 42enne ghanese, perché la sua abitazione in vico Fondaco a Vicaria fungeva da stamperia dove produceva passaporti falsi che poi vendeva a 20 euro l’uno. Anche in questo caso si è attivato l’antiterrorismo. L’eco sulla stampa deve aver convito i tre che sarebbe stato possibile incastrare un innocente, facendolo passare per un anello della stessa filiera clandestina.