Sembra il refrain di Genova. E anche se il blog di Grillo minimizza, la sospensione delle «regionarie» siciliane, stabilita dal Tribunale di Palermo, è uno shock per militanti e attivisti, ancora in subbuglio per la vicenda delle «firme false» di Palermo, che ha lacerato il movimento con ferite ancora sanguinanti nelle due fazioni in cui si è scisso il fronte pentastellato.

Proprio pochi giorni fa a Milano i guru della comunicazione pentastellata s’erano visti per stabilire la strategia migliore per rilanciare il morale a Giancarlo Cancelleri, prima finito nel tritacarne per le frasi sull’abusivismo di necessità e poi offuscato nei media dal dibattito sulle alleanze negli altri schieramenti.

La nuova tegola arriva mentre Cancelleri è in minitour con Luigi Di Maio, fino a domani, nei comuni nel messinese. Con un provvedimento cautelare, il Tribunale ha sospeso la votazione on line con cui, a fine luglio, Cancelleri era stato incoronato candidato governatore.

Il giudice ha accolto il ricorso di un attivista, Mauro Giulivi, che era stato escluso dalla lista per non avere firmato una sorta di «contrattino», che il movimento di Grillo aveva sottoposto a tutti i candidati alle consultazioni sul web, rinviando la causa al 18 settembre per l’integrazione del contraddittorio nei confronti dei candidati classificatisi in posizione utile per entrare in lista.

M5s cerca di buttare acqua sul fuoco. «Nessun rischio caos – reagisce il blog – il tribunale ha semplicemente accolto il ricorso di un iscritto che vuole essere in lista. Ciò non toglie che il MoVimento 5 Stelle parteciperà alle elezioni, e lo farà seguendo le decisioni che verranno prese dal tribunale».

Appunto. E se il Tribunale dovesse confermare lo stop alle «regionarie»? Una bella grana, anche perché l’udienza in Tribunale è fissata al 18 settembre, il 20 si devono presentare le liste e i candidati.

Accogliendo il ricorso, il giudice scrive che «poiché non risulta (né è stato allegato) che detta adesione dovesse intervenire prima della candidatura proposta on line, e al contrario risulta che nella precedente procedura per le comunarie detta adesione è stata richiesta solo all’esito delle primarie, e poiché il Giulivi è stato escluso da detta procedura, senza formalizzazione di alcun invito alla relativa sottoscrizione, deve escludersi la sussistenza della causa ostativa alla candidatura (mancata sottoscrizione del cosiddetto codice etico) prospettata dall’associazione resistente».

«La mia è una battaglia di trasparenza e rispetto delle regole, valori fondanti del Movimento che seguo e sostengo da diversi anni – spiega Giulivi – e che prima di arrivare a questo stadio, proprio in virtù del rispetto per il Movimento e per ciò che rappresenta, per settimane ho cercato il dialogo e la mediazione, ma niente da fare, ho ricevuto solo picche e porte in faccia».

Ma chi è Mauro Giulivi?

Si tratta di un attivista della prima ora, la sua compagna è la parlamentare Chiara Di Benedetto, vicina all’ala dei cosiddetti «monaci» guidata da Riccardo Nuti, l’ex leader palermitano del M5s sospeso dai probiviri perché rinviato a giudizio nell’inchiesta sulle firme false per le comunali di Palermo del 2012.

Il legale che assiste Giulivi, l’avvocato Lorenzo Borrè, è lo stesso che ha intentato cause in passato contro il M5s, l’ultima in ordine di tempo per Marika Cassimatis, scelta come candidata a sindaco e poi messa alla porta da Grillo, caso finito nelle aule di giustizia.

Cinque anni fa, Giulivi si era candidato nella lista M5S all’Assemblea siciliana, arrivando alle spalle di Francesco Campanella (primo dei non eletti), poi eletto senatore e transitato in Art 1-Mpd.

Giulivi qualche mese fa avrebbe dovuto prendere il posto all’Ars di Giorgio Ciaccio (M5s), che ha presentato le dimissioni da deputato regionale dopo essere stato rinviato, anche lui, a giudizio per il caso firme false, nonostante avesse collaborato con gli inquirenti ammettendo la ricopiatura degli autografi.

Ma le dimissioni di Ciaccio non sono mai state votate in aula, grazie anche alla sponda che i 5stelle hanno trovato in pezzi di maggioranza e opposizioni con lo scopo, sussurrano i «monaci», proprio di sbarrare la strada all’attivista «dissidente» con la linea Cancelleri.