Nel secondo giorno di audizioni, questa volta alla Camera degli Stati Uniti, il ceo e cofondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha rivelato di essere stato vittima anche lui – insieme a 87 milioni di americani – di Cambridge Analytica: i suoi dati personali sono finiti nelle reti del «data mining» usato dalla società per profilare un’offerta politica a sostegno della candidatura di Donal Trump alla Casa Bianca nel 2016.

«Pensiamo che tutti meritino una buona protezione della vita privata» ha detto Zuckerberg a chi lo interrogava – com’è successo anche al Senato – sulla possibilità degli utenti americani di beneficiare di un nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, chiamato Rgpd, che entrerà in vigore il 25 maggio. «Lavoriamo per fare più in fretta possibile» ha aggiunto. I commenti gli sono valsi i ringraziamenti di Vera Jourova, commissaria europea alla Giustizia: «Grazie, signor Zuckerberg. Stavo pensando a come pubblicizzare il nuovo regolamento sulla protezione dei dati. E voilà, è fatta».

Il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Ue semplificherà le regole, sostituendo le diverse leggi nazionali e creerà un ente regolatore a livello europeo per applicarle. Sancirà l’obbligo per le aziende che raccolgono ed elaborano i dati personali di comunicare ai loro utenti chi sono, quali informazioni stanno utilizzando e perché, per quanto tempo saranno memorizzate e chi vi avrà accesso.

Ieri il «Working Party 29», un organismo dei Garanti Privacy europei ha annunciato la creazione di un «Social Media Working Group» per sviluppare una strategia di lungo termine. «Siamo impegnati a collaborare tramite il Facebook Contact Group (formato dai Garanti di Belgio, Francia, Germania (Amburgo), Olanda e Spagna) per parlare con una voce unitaria in materia» sostiene Andrea Jelinek, presidente dell’organismo.

«Un social media multimiliardario che chiede semplicemente scusa non e’ abbastanza. Mentre il caso Facebook-Cambridge Analytica è nella mente di tutti, il nostro obiettivo è gettare la nostra rete molto al di là del caso specifico e pensare al lungo termine. Il problema riguarda anche altri attori, come gli sviluppatori di app e gli intermediari dei dati. Anche di questo dovrà occuparsi la nuova disciplina europea sul trattamento dei dati.