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Facebook criticato da Snowden e dalle ong per la privacy

Facebook criticato da Snowden e dalle ong per la privacy

Durante 2 giorni, in quasi 10 ore di audizioni, nelle quali quasi 100 politici del Congresso Usa hanno interrogato Mark Zuckerberg, milioni di persone sono state incollate alla diretta di […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 12 aprile 2018

Durante 2 giorni, in quasi 10 ore di audizioni, nelle quali quasi 100 politici del Congresso Usa hanno interrogato Mark Zuckerberg, milioni di persone sono state incollate alla diretta di questo fuoco di fila di domande più o meno precise e di risposte più o meno vaghe.

Mentre l’udienza del Senato di martedì conteneva domande che provavano ad essere difficili, ma era palpabile la scarsa conoscenza dell’argomento da parte dei senatori, e l’atteggiamento complessivo è stato generalmente deferente verso l’interrogato, non è andata così il giorno seguente quando l’audizione si è spostata alla Camera, ed i deputati hanno ripetutamente interrotto Zuckerberg, rimproverandolo di non rispondere alle domande con precisione ma eludendo con frasi fatte come “non ho a disposizione i dati che chiedete ma risponderò quando avrò colmato la lacuna”.

I deputati di entrambi i partiti si sono concentrati in particolare sulle impostazioni della privacy della piattaforma, e già questo ha messo in difficoltà il fondatore di Facebook, che il giorno precedente era stato messo in difficoltà da una semplice domanda del senatore Lindsey Graham, repubblicano della Carolina del Sud, che aveva chiesto: “Chi è il tuo maggior concorrente?”.

La risposta di Zuckerberg è stata quella di elencare le categorie di competizione, senza dare un nome specifico a un diretto rivale, osservando che l’americano medio utilizza otto diverse app, compresa l’e-mail, per comunicare, saltando sui dettagli che Facebook Inc. ha, finora, comprato due dei maggiori social network, Instagram e WhatsApp; copiato il lavoro di un altro, Snapchat; e cerca attivamente di acquisire tutto ciò che minaccia la sua posizione.

“Questo non lo chiamerebbe monopolio?” Ha chiesto retoricamente Graham.

Ma le maggiori critiche a Zuckerberg sono arrivate dalla rete, in special modo dalla Electronic Frontier Foundation, Eff, e da Edward Snowden, che proprio su di un’altra piattaforma, quella di Twitter, seguivano e commentavano l’udienza.

Le Eff, organizzazione internazionale non profit di avvocati e legali impegnata nella tutela dei diritti digitali e della libertà di parola dell’era digitale, hanno subito fatto notare tramite il loro account @effLive che che non si tratta solo di Cambridge Analytica: “Questo non è probabilmente un incidente isolato … Perché questo modello [di pubblicità basata sulla sorveglianza] persista, entrambe le parti del patto devono conoscere la posta in gioco”.

In altri momenti hanno smascherato contraddizioni che il Congresso non notava, come quando Zuckerberg ha sottolineato che diversi movimenti di attivisti hanno avuto inizio su Facebook e le Eff hanno subito aggiunto “Ma Facebook ha una storia di censura di movimenti politici e di altri attivisti in tutto il mondo”, linkando l’esempio di Black Lives Matter, quando Shaun King, scrittore e giornalista per il New York Daily News, che spesso si occupa di storie riguardanti la brutalità della polizia, aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook lo screenshot di un’e-mail dove veniva chiamato “fottuto negro”.

King in quell’occasione era stato bandito per 24 da Facebook ed in seguito Facebook aveva ammesso di aver commesso un errore, ma si era acceso un dibattito sulle discutibili politiche editoriali dell’azienda, ed il suo ruolo nel modo in cui gli utenti fruiscono le notizie.

Ma il punto centrale per l’Eff è stato veicolato subito, riportando l’audizione su di un piano pragmatico: “Mentre Mark Zuckerberg si prepara a testimoniare davanti al Congresso per la prima volta in assoluto, la cosa più evidente che Facebook ancora non sta dicendo è: ‘Da ora in poi raccoglieremo meno dati su di te’. Perché una volta che i dati sono stati raccolti non c’è mai un modo per renderli al sicuro al 100%”.

Altrettanto puntuale e ancora più corrosivo Edward Snowden, che dopo qualche domanda troppo accondiscendente ha scritto “Nel caso vi stiate chiedendo perché il Congresso oggi stia trattando l’amministratore delegato di Facebook come un vecchio amico piuttosto che metterlo alle strette (non hanno nemmeno richiesto che prestasse giuramento): qua c’è la risposta” ed ha linkato un articolo del quotidiano mainstream USA Today dove si spiegavano e dettagliavano i finanziamenti di Facebook alle campagne elettorali di moltissimi rappresentanti del Congresso che hanno interrogato Zuckerberg.

E quando Alan Rappeport, giornalista di politica economica per il New York Times ha fatto notare che “Zuckerberg non è in grado di dare una risposta diretta se Facebook tiene traccia delle attività di navigazione dopo che gli utenti si sono scollegati”, il commento un po’ sconsolato di Snowden è stato: “E poi dicono che il criminale sono io”.

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