Pianista fra i più interessanti in Italia, orientato all’avanguardia, Fabrizio Puglisi qualche anno fa ha dato vita ad un gruppo, Guantanamo, con cui lavorare sui ritmi latini, le percussioni afrocubane e un repertorio in tema: operazione tutt’altro che corriva, come si ricava da Giallooro, pubblicato dall’etichetta di Mestre Caligola. Oltre a Puglisi al piano, al sintetizzatore e al fender rhodes, Guantanamo allinea Pasquale Mirra al vibrafono, Daniele Lanzarini al contrabbasso, Danilo Mineo alle percussioni, William Simone ai batá, Gaetano Alfonsi alla batteria e, in un brano tradizionale dedicato a Ogun, la vocalist Venus Rodriguez. L’album comprende inoltre due brani originali di Puglisi – il bellissimo Giallo oro che apre il disco, e un altro dedicato al compianto maestro delle percussioni senegalesi Doudou Ndiaye Rose – La comparsa di Lecuona, uno dei grandi autori cubani, e due brani del repertorio del jazz, Un Poco Loco di Bud Powell e Turkish Mambo di Lennie Tristano.

Originale e intelligente la scelta sull’organico, che rinuncia ai fiati, con invece oltre al piano il vibrafono di Mirra. La musica ha carattere, e Puglisi riesce a creare delle atmosfere molto intense, qualcosa di un po’ onirico e in alcuni momenti anche di un po’ magico. E ha molto carattere individualmente Puglisi: tocco splendido, pianismo asciutto, concettoso, in cui si sentono la sua cultura e il suo temperamento di pianista contemporaneo – contemporaneo in senso forte – risolti senza esteriorità dentro questa idea musicale. Utilizzate benissimo percussioni, ed è tutt’altro che ovvio, perché i ritmi afrocubani sono crudelmente selettivi, bisogna padroneggiarli veramente, non si può barare: impiegate con grande misura, con grande gusto, le percussioni creano un tessuto fitto, avvincente ma anche molto nitido e puntuale. Per finire si può dire – è un complimento – che si sente che i musicisti non sono cubani, perché c’è un mood molto particolare, molto originale che dei musicisti cubani non avrebbero potuto creare.