Il colpo è arrivato all’improvviso, cogliendo di sorpresa i lavoratori e i sindacati. La Elica, azienda marchigiana leader mondiale nella produzione di cappe da cucina, manda in esubero 400 dipendenti su 560, con delocalizzazione del 70 percento della produzione all’estero, a Jelcz-Laskovice, in Polonia, dove pure il gruppo è presente da qualche anno. Uno stabilimento, quello di Cerreto d’Esi, verrà chiuso, mentre un’altro, quello di Mergo, lavorerà esclusivamente sui prodotti d’alta gamma. Solo Fabriano verrà risparmiata dalla mannaia.

Dire che il piano industriale dell’azienda guidata dall’ex senatore di Forza Italia Francesco Casoli è a base di lacrime e di sangue è poco. I sindacati, come prima reazione, hanno organizzato un presidio permanente di fronte ai cancelli di tutte e tre le sedi «nel rispetto delle regole anti covid, senza assembramenti», si rassicura. «Non siamo ingenui, ma non ci aspettavamo certo questi numeri. Comunque l’azienda ha completamente disatteso gli accordi sindacali e ha mandato in fumo gli impegni che aveva assunto negli ultimi anni», dicono i lavoratori.

La dirigenza di Elica, in una nota, definisce «purtroppo improcrastinabile» la scelta di «riorganizzare l’area cooking Italia per salvaguardare il futuro del gruppo». Il colpo di spugna sui lavoratori e sulla produzione viene sì definito «doloroso» ma anche «necessario per salvare la centralità di Fabriano e di Mergo». Negli ultimi anni, gli investimenti sulle fabbriche marchigiane del gruppo sono stati di circa 45 milioni di euro, con una perdita operativa di 21 milioni di euro.

«L’azienda – ha spiegato Casoli in persona – terrà conto delle norme sul blocco dei licenziamenti», ma dalle parti della Fiom si dà per scontato di qui a qualche mese, quando cioè verrà tolto il blocco, per i lavoratori non ci sarà più niente da fare. «È solo questione di tempo, stanno perseguendo logiche puramente finanziarie e non produttive», dicono ancora dalla Fiom. La settimana scorsa l’amministratore delegato di Elica Mauro Sacchetto aveva presentato le proprie dimissioni, un dettaglio che secondo i sindacati potrebbe indicare un tentativo di «ripulire» l’azienda in vista di un passaggio a una nuova proprietà.

In questo senso va segnalato anche il passaggio di alcune quote di minoranza della società da Whirlpool al gruppo Tamburi. Per ora, comunque, i 400 lavoratori avranno accesso agli ammortizzatori sociali, ma in ogni caso la gestione delle centinaia di operai ormai di troppo si annuncia piuttosto complicata.

Il ridimensionamento di Elica si inserisce così nella già complessa situazione della zona industriale di Fabriano, fino a qualche anno fa popolata da multinazionali e capace di dare lavoro a decine di migliaia di persone – oltre che di esprimere gran parte della classe dirigente marchigiana, dalla famiglia Merloni all’ex presidente Gian Mario Spacca – e adesso cimitero degli elefanti in via di dismissione definitiva.