Riunione del Pd sugli F35, terzo atto. Andrà in onda oggi al senato, nelle pause dei lavori d’aula, dove si discute a tappe forzate il ddl sulle riforme. I senatori democratici sono in stragrande maggioranza orientati a riproporre a Palazzo Madama la stessa mozione già votata dalla maggioranza Pd-Pdl-Scelta Civica a Montecitorio a fine giugno; in sostanza le nuove acquisizioni di F35 (materialmente dei loro singoli componenti) verrebbero sospese in attesa di un esame più approfondito dei sistemi d’arma da parte delle commissioni difesa. Ieri quella del senato, come già quella della camera, ha dato l’ok a un’indagine conoscitiva. Il voto dell’aula dovrebbe arrivare stasera o, più probabilmente, domani.
Ma nel Pd non c’è precisamente l’unanimità sull’acquisto dei cacciabombardieri americani per una cifra complessiva pari a 13 miliardi di euro. Resta in campo la mozione presentata dal senatore Felice Casson e firmata da 18 colleghi democratici che chiede la «sospensione» dell’acquisto, e non lo stop momentaneo. Nella riunione di oggi si potrebbe arrivare a un voto del gruppo, per persuadere Casson a ritirare il suo testo. Cosa che gli hanno chiesto in molti. «Ritirarla? Non ci penso proprio», è però la risposta fissa dell’ex giudice, in questi giorni.
Il rischio – dal punto di vista dem – è che, al voto dell’aula, la mozione Casson raccolga anche i voti di Sel, che ha presentato una sua mozione, ma soprattutto raccolga i voti del MoVimento, in questo ramo del parlamento meno pasdaràn rispetto a quello di Montecitorio (dove un dibattito a colpi di insulti a 5 stelle in direzione Pd ha convinto all’ultimo momento molti democratici a non votare la mozione pacifista Sel-M5S). Ma è una convergenza difficile. E anzi l’ala più radicale dei grillini prova a mettere il Pd nell’angolo, chiedendo all’esecutivo a venire a dichiarare in aula la propria interpretazione della mozione di maggioranza, messa in dubbio dal Consiglio supremo di difesa che il 3 luglio ha ribadito la responsabilità del governo sulla scelta dei sistemi d’arma. «È urgente che Letta chiarisca: se proseguirà il programma di acquisto come niente fosse sarà evidente che il parlamento è esautorato, e allora non possiamo escludere azioni clamorose», annuncia Elisa Bulgarelli, vicecapogruppo al senato.