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F35: La questione non è chiusa

F35: La questione non è chiusa

Guerra&Pace La mobilitazione deve continuare nella prospettiva che il parlamento torni a occuparsene

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 17 luglio 2013

Il voto di ieri al senato sugli F35 -pur confermando l’esito della discussione alla camera di due settimane fa- segnala due novità: l’emersione esplicita di un dissenso all’interno del Pd con una mozione autonoma (che chiedeva la sospensione del programma) di 18 senatori guidati da Felice Casson e la convergenza tra Sel, una parte del Pd e del Movimento 5 Stelle all’insegna di una collaborazione su una scelta di importante valenza politica generale.Inoltre la discussione sugli F35 tra camera e senato evidenzia anche il risultato ottenuto dalle campagne che in questi anni hanno chiesto lo stop al programma di cacciabombardieri: per la prima volta il tema degli F35 è stato al centro del dibattito politico, il parlamento se n’è dovuto occupare a fondo, il governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene hanno dovuto sudare sette camicie per non dividersi.

Due ministri (Orlando e Del Rio) hanno espresso tutti i loro dubbi e si sono chiesti se vale proprio la pena spendere tutti questi soldi per dei cacciabombardieri in tempo di crisi. Il nervosismo tra i vertici delle forze armate è cresciuto a tal punto da portare il Consiglio Supremo di Difesa a mettere in guardia il parlamento dal mettere “veti” a sistemi d’arma. Tutti segnali che indicano come la mobilitazione ha avuto un effetto sulla politica e la società. L’opposizione agli F35 si è allargata a tanti settori della società civile: il sindacato, il mondo della cultura, il volontariato.

La soluzione trovata della maggioranza è una mozione pilatesca: un rinvio, che non blocca il programma, ma ne sospende le nuove acquisizioni, in attesa che il parlamento se ne torni ad occupare. Le pressioni della Presidenza della Repubblica, dei vertici militari e dell’industria militare sul parlamento, e sul Pd, sono state fortissime. E insieme alla preoccupazione di non creare problemi al governo delle larghe intese queste pressioni hanno raggiunto il loro scopo.

Le mozioni approvate sono una soluzione inaccettabile, che però mette in evidenza le difficoltà del governo e le incertezze sul futuro di questo sistema d’arma, molti paesi (Olanda, Norvegia, Canada, ecc) si sono interrogati su utilità e sostenibilità, come dovrebbe fare il governo italiano: tanti miliardi buttati dalla finestra (insieme a quelli per l’attuazione della legge delega di riforma dello strumento militare), quando al primo posto c’è il lavoro, il welfare. Anche riconvertendo l’industria militare, a partire da Finmeccanica: investendo nel settore civile e non nei sistemi d’arma. Queste sono le priorità del paese, non i “giochi di guerra” di qualche generale e il business (e spesso le tangenti) dei lobbisti all’ombra dell’industria bellica.

La questione F35 non è chiusa, la mobilitazione deve continuare nella prospettiva che il parlamento torni a occuparsene, come previsto dalle mozioni della maggioranza. Le contraddizioni nel governo e nella maggioranza non sono state superate, la possibilità di tornare sulla decisione è ancora all’ordine del giorno.

*Deputato di Sel

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