Ci sono persone geniali che ci sono passate accanto e molto spesso non le abbiamo riconosciute, non abbiamo colto il loro immenso valore, umano e artistico, Ezio Bosso è stato una di queste persone. E Giorgio Verdelli ha compiuto un’ottima scelta realizzando Ezio Bosso. Le cose che restano, il documentario presentato a Venezia e in uscita come evento in sala dal 4 ottobre.

E non solo per la scelta di dedicare a Bosso un film, ma anche per come lo ha messo insieme. Un film commovente, perché non si può rimanere freddi di fronte a un uomo che ci ha lasciati prima ancora di compiere cinquanta anni. Ma se fosse solo questo sarebbe solo empatia nei confronti di una persona segnata dal destino. Ezio invece è stato qualcosa di molto più grande di un contrabbassista, un pianista, un arrangiatore, un compositore, un direttore d’orchestra e un colto e raffinato divulgatore. Il suo è un talento selvaggio e irrefrenabile, che lui però ha saputo coltivare trasformandolo e portandolo a livelli inimmaginabili, facendosi conoscere e riconoscere dai più raffinati musicisti mondiali. Capace di esprimersi in ogni ambito, arrivando a fare avvicinare alla musica, anche classica, persone che forse mai avrebbero sospettato di poterlo fare.

La tv lo ha scoperto, forse tardi, ma lo ha scoperto facendolo approdare a Sanremo e in una trasmissione tutta sua, Che storia è la musica. Nel film Ezio è raccontato dall’infanzia, quartiere operaio di Torino («eravamo gli unici piemontesi del caseggiato»), quindi non un predestinato, se non per il precoce talento che lo porta giovanissimo a esibirsi. Ovunque. E lo ricordano i parenti e gli amici, Gabriele Salvatores, per cui ha scritto tre colonne sonore, Silvio Orlando che lo ha ospitato a lungo, rimanendo legato a quel contrabbasso e al suo possessore, Enzo De Caro, Paolo Fresu e molti altri che incontrando Ezio sono stati contagiati dalla sua umanità e dalla sua smisurata fame di vita e di musica. C’è anche un brano inedito The Things That Remain, purtroppo ultimo messaggio di Ezio al suo pubblico e a tutti perché come lui stesso ha dichiarato: «Ognuno si racconterà la propria storia e io posso solo suggerire la mia».