Acque agitate tra Guyana e Venezuela. La multinazionale Usa Exxon Mobil ha annunciato di aver iniziato le trivellazioni nella zona di Esequibo, contesa tra le due parti da 100 anni. A marzo, il governo guyanese ha accordato a Exxon il permesso per eseguire trivellazioni su un’estensione di 26.800 km quadrati, che include l’area oggetto di disputa. Un progetto da 200 milioni di dollari che – nel terzo paese più povero dell’America latina – dovrebbe proseguire per dieci anni. Georgetown ha chiesto a Caracas di non interferire nelle esplorazioni che riguardano l’area di Stabroek Block, nella conca sita tra Guyana e Surinam.

Ad aprile, la ministra degli Esteri venezuelana, Delcy Rodriguez, ha però inviato una lettera di protesta a Jeff Simon, gerente regionale della compagnia, intimandogli di non procedere alle trivellazioni «non autorizzate» nelle aree marittime e sottomarine che Caracas considera di sua pertinenza. La decisione – ha scritto Rodriguez – «contraddice apertamente il rispetto del diritto internazionale e si inserisce arbitrariamente in una disputa territoriale la cui soluzione è di pertinenza esclusiva delle due nazioni». Al governo venezuelano, la decisione di Exxon era sembrata un’ulteriore provocazione, nell’acuirsi della crisi fra Washington e Caracas. Il 9 marzo, Obama ha definito il Venezuela «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza nazionale degli Stati uniti» e così ha motivato un pacchetto di sanzioni contro il governo Maduro.

Una circostanza che la lettera di Rodriguez ha messo in evidenza e che ora torna in campo nel contesto di accuse rivolte al presidente del Parlamento venezuelano, Diosdado Cabello, da un’inchiesta giornalistica partita dalla Spagna e approdata in Nordamerica. Vi si accusa Cabello e altri funzionari del governo Maduro di essere a capo di un cartello di narcotrafficanti costituito da militari che avrebbero lavato il denaro sporco attraverso la petrolifera di stato Pdvsa. Una provocazione grottesca, secondo il governo venezuelano, sospinta dalle destre locali e da quelle internazionali, che premono su Obama per un ulteriore inasprimento delle sanzioni. Il Venezuela custodisce le maggiori riserve petrolifere del mondo. Secondo la lista della rivista Forbes, Pdvsa (2 milioni di barili al giorno) occupa il 19mo posto su 21 compagnie petrolifere considerate le più potenti al mondo. Al primo, c’è la saudita Saudi Aramco (12 milioni di barili al giorno). Al quarto, la Exxon Mobil (4,7 milioni di barili).

La zona di Stabroek Block è considerata la seconda zona al mondo per potenziale petrolifero inesplorato e la Guyana ha risposto a Caracas che ne va del proprio sviluppo. La controversia ha origine nella storia coloniale dei due paesi, quando la zona che arrivava fino al fiume Esequibo era di dominio spagnolo, e in seguito la Gran Bretagna ha sostituito i Paesi Bassi nel possesso dei territori limitrofi, fino a oltrepassare il confini sanciti e a provocare la rottura delle relazioni con il Venezuela. L’arbitrato di Parigi, nel 1899, ha concesso il territorio in disputa alla Guyana Britannica. Il Venezuela non ha però riconosciuto valida la firma del trattato a cui erano presenti come portavoce Russia, Inghilterra e Usa, ma non rappresentanti dei suoi interessi reali. Nel 1966, quando la Guyana diventa indipendente, viene firmato l’accordo di Ginevra, che stabilisce una risoluzione amichevole della controversia.

Con il governo Chavez e poi con quello di Maduro, il Venezuela ha cercato di adoperarsi in questo senso, senza intralciare i progetti di Georgetown, che ha chiesto all’Onu di ampliare la sua piattaforma continentale, passando da 200 miglia a 250 miglia nautiche. Sulla presenza di multinazionali straniere nelle acque contese, però, ha sempre posto un veto. In Venezuela, le multinazionali devono pagare le tasse, garantire una partecipazione maggioritaria a Pdvsa e il rispetto delle leggi del lavoro. Il governo socialista ha destinato gran parte dei proventi del petrolio agli investimenti sociali. E ha esteso al continente nuove relazioni solidali. La Guayana fa parte di Petrocaribe, un organismo in cui il petrolio venezuelano viene scambiato con beni e servizi e serve allo sviluppo non asimmetrico dei paesi poveri che ne fanno parte.

La vicenda delle acque contese è anche materia di scontro politico con le destre venezuelane, che hanno sempre chiesto a Maduro una maggior aggressività. A metà maggio, in Guyana si sono svolte le presidenziali che, per la prima volta dopo vent’anni, hanno visto la sconfitta del Partido Progresista del Pueblo. Ha vinto una coalizione composta dalla Alianza por el Cambio e dalla Alianza para la Unidad Nacional. Come presidente è stato eletto l’ex generale David Granger.