Expo doveva portare lavoro per tutti e invece finora i nuovi contratti sono stati solo 3.738. Un numero reso ancora più modesto dalla politica di reclutamento basata in gran parte sul volontariato che promette a migliaia di giovani di lavorare gratis per qualche mese nella sfavillante atmosfera della fiera universale. In altri tempi si sarebbe chiamato sfruttamento. Adesso invece la spacciano per opportunità. Ma in realtà non c’è niente di nuovo, l’esca è sempre la stessa: non guadagni ma cominci a mettere un piede dentro il mercato, conosci gente, ti formi e ti informi e noi intanto non ti paghiamo niente. Comodo. Fare un contratto è l’eccezione che conferma la regola e quindi non stupisce che i numeri dei nuovi assunti siano molto bassi rispetto agli annunci. Negli anni passati si era addirittura detto che Expo avrebbo portato centomila nuovi posti di lavoro, poi si è calati a settantamila, e adesso si rischia di non raggiungere neppure quota diecimila. Anche i sindacati, che sono sempre stati ottimisti su questo punto e che in cambio di lavoro hanno cercato di non intralciare l’Expo, adesso devono rivedere le loro stime.
I dati sono ricavati dalle rivelazioni dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Milano al quale per legge le aziende devono dichiarare le nuove assunzioni. Dunque non è difficile sapere che sono stati accesi 3.739 contratti per 3.442 persone impiegate da 1.519 imprese. “Secondo le nostre previsioni – spiega Graziano Gorla, segretario generale della Cgil di Milano – alla fine arriveremo a nove mila assunzioni a cui si deve aggiungere una crescita nell’indotto che si aggira intorno alle tremila assunzioni”. Come se non bastasse i lavori offerti non sono particolarmente qualificanti. Le aziende non cercano ingegneri o altri laureati ma camerieri, cuochi, magazzinieri e telefonisti di call center. I nuovi lavori sono soprattutto nel settore della ristorazione e alberghiero (15% del totale), seguono i settori del turismo (14%), del commercio (12%). L’edilizia è solo al quarto posto (10%) mentre i lavoratori del manifatturiero sono al quinto posto (9%) come i professionisti. Solo alla Bocconi sembrano ancora ottimisti. “E’ presto per tirare le somme – sostiene Lanfranco Senn, docente ed economista – bisognerà anche valutare come Expo influirà sul mondo del lavoro in generale. In una prossima ricerca valuteremo come stia rivitalizzando le imprese che sottoutilizzano i propri dipendenti”.