Perché degli imprenditori dovrebbero sganciare mazzette da centinaia di migliaia di euro a un “cupola” che fa da tramite con i politici se questi contatti sono solo millantati? E come mai grazie a queste bustarelle davvero si riescono a pilotare gli appalti se i rapporti con i politici sono pura vanteria di vanagloriosi ex vip della Tangentopoli di venti anni fa? Sono queste le domande cui stanno cercando di dare una risposta gli inquirenti. Ieri in procura sono continuati gli interrogatori ed è quasi scontato che l’inchiesta che ha travolto Expo non finisca qui. Dopo le elezioni ne vedremo ancora delle belle.
Si possono spulciare per giorni le carte che hanno portato agli arresti, ed evidenziare o pubblicare questa o quella intercettazione telefonica, ma la materia è così intricata che solo il lavoro degli inquirenti potrà dare risposta alle tante domande che sono aperte. Esistono però almeno due punti fermi: al momento nessun politico è indagato, però in quelle carte compaiono nomi di primissimo piano: Maurizio Lupi, Formigoni, Berlusconi e Maroni. Ma anche Bersani e gli “amici” delle coop rosse di Primo Greganti.
L’ex segretario ligure dell’Udc, Giuseppe Cattozzo, al momento dell’arresto stava cercando di nascondere una serie di post-it con segnate le cifre delle varie bustarelle incassate dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro. Ieri Cattozzo, durante l’interrogatorio in procura, ha cominciato a dare spiegazioni su quelle somme. Anche Maltauro interrogato dai pm per nove ore è stato “calloaborativo”. Insomma, questi parlano e hanno tante cose da dire. Da qui, più che dalle carte già in mano alla stampa, arriveranno le vere novità. Cattozzo avrebbe ricevuto da Maltauro circa un milione di euro, 600 mila in contanti, 300 mila in fatturazioni false, più un’Audi. E questo solo per una percentuale minima degli appalti oggetto dell’indagine. Ci si può solo immaginare la mole di soldi che si sono mossi per Expo e per tutte gli altri appalti sotto inchiesta legati alla sanità lombarda (ieri il sindacato Usb ha occupato la commissione sanità in Regione) e all’affare della Città della Salute di Sesto San Giovanni. Gianstefano Frigerio, il deus ex machina della cupola, ex dc pluricondannato poi Pdl, più volte vanta contatti con il ministro Lupi. Dice di averlo incontrato almeno 4 volte nell’ultimo anno e l’ex senatore di Forza Italia Gigi Grillo, anche lui in arresto, viene definito dal gruppo come se fosse quasi “il sottosegretario” del ministro. Lupi però smentisce tutto. Frigerio parla di messaggi inviati ad Arcore anche tramite il suo collaboratore Gianni Rodighiero, e di incontri nella villa di Berlusconi. I movimenti di questi personaggi ad Arcore sarebbero confermati dalle indagine sulle celle telefoniche. Infine Maroni ieri si è indignato per il titolo in prima pagina de la Repubblica che parlava di pizzini inviatigli da Frigerio e soci. Anche qui si tratta di un’eventualità che emerge dalle intercettazioni. I fatti non sono dimostrati ma che il suo nome compaia nelle carte è certo. Maroni ha annuciato querele contro Repubblica.
Ancora più misteriosa la pista Greganti. Il compagno G ha negato ogni addebito ma ha fatto sapere che redigerà un memoriale su tutta la vicenda. Chi lo ha frequentato è avvisato. Intanto il Movimento 5 Stelle denuncia la strana cancellazione delle registrazioni dei suoi ingressi a palazzo Madama. “Avrebbero potuto spiegare chi veniva ad incontrare”, sostiene il senatore Michele Giarrusso.
L’unica vera differenza con la tangentopoli di vent’anni fa è che questa volta anche la procura di Milano è divisa. Ieri il pm Robledo in una lettera al Csm ha sostenuto che il suo capo procuratore Bruti Liberati “dice il falso” quando lo accusa di aver intralciato le indagini. Oggetto del contendere è l’aggiudicazione ai pm di varie inchieste da parte di Bruti Liberati contestata da Robledo. Una vicenda intricata che a questo punto la Procura avrebbe il dovere di risolvere o di chiarire pubblicamente.
Ieri a Milano era in visita il segretario generale del Bie Vincente Loscertales: “Quando è stata scelta l’Italia – ha detto – sapevo che il futuro sarebbe stato un po’ movimentato”. Dopo che Renzi su Expo ci ha messo la faccia, il segretario dell’Onu Ban Ki Moon invce l’ha tolta: Le Figaro ha dato la notizia che avrebbe fatto ritirare la suo foto dal sito di Expo. E a proposito di facce, ieri il ministro degli esteri Mogherini, in visita negli Usa, ha detto di volere far partecipare all’Expo, di persona o in video, Michelle Obama. The show must go on.