L’Expo fa miracoli. Sono bastati tre giorni di lamentazioni ipocrite sulla corruzione sistemica che come un cancro divora l’Italia per ricompattare un fronte che più composito non si può: la nuova tangentopoli sarà uno scandalo, le mazzette faranno anche venire “il sangue alla testa, ma l’esposizione universale non si tocca. Avanti così, ad ogni costo. Anche perché, questa volta, contrariamente a venti e passa anni fa, si dice che la politica non c’entra (eventuali smentite saranno fatte pervenire dopo le elezioni).

Più dell’Expo, potrebbero essere ferali le notizie relative agli appalti sulla sanità, e in particolare la cosiddetta “città della salute” che avrebbe dovuto sorgere sull’ex area Falck di Sesto San Giovanni.

Ma con accenti diversi oggi le istituzioni e tutti i partiti di governo (più Forza Italia) preferiscono guardare il bicchiere mezzo pieno. Anche la presidente della Camera Laura Boldrini, per esempio, ci tiene a fare una precisazione: “La corruzione non è endemica nel modo più assoluto e la politica e i politici non sono tutti uguali”. Il sottosegretario Graziano Delrio detta la linea governativa. L’inchiesta “non creerà assolutamente problemi, ma invece aiuterà l’Expo”. Delrio è così sicuro di sé perché non vede nessi con Tangentopoli, “mi pare che in questo momento, e per questo tipo di problemi, il pericolo non stia nei partiti”. Nichi Vendola, invece, dà voce ai più preoccupati. Ieri era a Milano per la campagna elettorale e ha quasi messo il dito nella piaga: “A volte anche il mondo delle cooperative nasconde interessi di altro genere e un mercato finto: è uno scenario dove i personaggi di Comunione e Liberazione e quelli delle Coop governano, in maniera concordata, un mercato bloccato”.

Anche il Vaticano, senza buttarla troppo in metafisica, ha elargito il suo perdono con il segretario di Stato Pietro Parolin: “La corruzione fa parte del male del mondo, c’è sempre pericolo che risorga, non dobbiamo mai abbassare la guardia”. L’Expo, fa sapere monsignore, interessa papa Francesco.

Più prosaicamente, portando in dote altri 60 milioni e una fantomatica “task force”, anche il governo sta cercando di puntellare l’evento inarrestabile. Per suggellare la rinascita, più puri e più forti di prima, anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi martedì si farà trascinare nella tana dell’Expo milanese per una riunione che tutti si affannano a definire decisiva. Dopo la figuraccia mondiale, una disperata operazione di marketing. Anche la strana coppia Bobo Maroni & Giuliano Pisapia – i due politici che hanno dovuto ereditare quel progetto faraonico che sembra pensato unicamente per produrre corruzione – ormai è costretta a serrare le fila per non perdere tempo, e forse la faccia. Mancano meno di 365 giorni e nel cantiere di Rho ci sono mille operai che lavorano su venti ore giornaliere. “E’ necessario sostituire immediatamente la persona arrestata – ha detto il sindaco di Milano – e devo dire che è già stata individuata da alcuni giorni, ha due caratteristiche: grande professionalità e proviene da un ambiente diverso da quello che finora ha lavorato su Expo”.

In attesa di essere affiancato da un nuovo direttore dei lavori dopo l’arresto di Angelo Paris, il commissario straordinario per l’Expo, Giuseppe Sala, domani sarà ascoltato dalla Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. E’ un incontro concordato prima degli arresti e dunque ancora più imbarazzante, considerando che la Commissione si era allarmata dopo aver saputo che per accelerare i lavori si era deciso di allentare i controlli preventivi antimafia, con il placet del ministro degli Interni Alfano.