Si comincia. Milano ha aspettato anni ma le ultime ore non passano mai. L’attesa è snervante, anche se non sempre è facile capire per che cosa. Gli “eventi” si accavallano, c’è come un’ansia di metterseli subito alle spalle per affrontare quello successivo. Tutti stanno arrivando, tutti dicono che sono pronti. Per fare cosa è questione di punti di vista. Ieri per esempio, mentre la Digos ha ricominciato a giocare a nascondino con l’ala più dura degli “antagonisti” milanesi, sono arrivati altri 2.600 agenti per garantire la sicurezza. E sono solo i rinforzi. Qualche problema di ordine pubblico? Un pochino, lo sanno tutti. Obiettivo non dichiarato: limitare i danni.

 

Ma tutto sommato la polizia è una presenza rassicurante – si dice che non abbia alcuna intenzione di cercare il contatto con i manifestanti più ostinati – in confronto alle centinaia di nazifascisti che ieri sera hanno invaso la città scortati dagli agenti per il loro rituale e pretestuoso presidio in ricordo di Sergio Ramelli, il diciannovenne ucciso il 29 aprile di quaranta anni fa. L’Expo non c’entra niente, ci mancava anche questa. Non è stata una parata a passo d’oca come l’anno scorso, ma solo una lugubre messinscena in viale Argonne per esibire la tradizionale paccottiglia parafascista. Hanno anche montato un palco per pregare, suonare e cantare, davvero una bella festa per Milano e per il quartiere blindato come non mai. In contemporanea, gli antifascisti, più di un migliaio, si sono ritrovati in piazza Tricolore. Anche a loro la polizia aveva concesso solo un presidio, una “equivalenza” di trattamento ritenuta “inaccettabile”. Per questo gli antifascisti hanno “convinto” la polizia ad autorizzare un corteo che prima si è diretto in piazzale Dateo e poi ha proseguito fino alla lapide di Gaetano Amoroso, ucciso dai fascisti nell’aprile del 1976. A causa di questo incontro ravvicinato quella di ieri, per la questura (e per i giornali che non vedevano l’ora), era la prima giornata da “allarme rosso”. Anche a sinistra, a dire il vero, l’argomento aveva tenuto banco per diversi mesi.

 

Se centinaia di poliziotti sono stati impegnati fino a tarda sera ad impedire contatti tra fascisti e antifascisti, la Digos aveva ricominciato fin dal mattino a stare con il fiato sul collo degli attivisti del Giambellino. Ieri mattina il quartiere si è svegliato con nuovo blitz analogo a quello del giorno prima (anche se il provvedimento di “allontanamento preventivo” per ventisei stranieri fermati martedì non è stato convalidato dai giudici del Tribunale civile di Milano). Sono stati perquisiti altri tre appartamenti e denunciate nove persone per occupazione abusiva. Fra questi anche tre tedeschi fermati il giorno prima: secondo la questura, avrebbero cercato di gettare da una finestra un borsone pieno di maschere antigas. Sarebbero già conosciuti in Germania “per tumulti, danneggiamenti e altri reati contro l’ordine pubblico”. Ma anche questa volta i giudici si sono messi di traverso: verranno espulsi, ma solo tra dieci giorni. Insomma, gli stranieri che sono arrivati a Milano sono già finiti nel mirino, in buona compagnia con quelli che il Copasir definisce “ambienti di matrice anarco-insurrezionalista”. La sensazione è che la polizia li conosca uno per uno.

 

Domani saranno in piazza e il “problema” da lasciarsi alle spalle il più in fretta possibile è la MayDay del primo maggio (i giornali seminano il panico anche per la “prima” della Scala, ma quella sarà la piazza più sorvegliata del mondo). Difficile, invece, prevedere come andrà a finire il corteo del pomeriggio – partenza da piazza XXIV Maggio arrivo a Pagano. “Manifestate, ma se qualcuno vuole usare violenza o vuole devastare la nostra città – ha detto ieri il sindaco Giuliano Pisapia – isolatelo, separatelo, tenetelo lontano da chi vuole manifestare anche contro Expo”. Tenerli lontani: più che un appello, sembra il trailer di un film che tutti sanno già come andrà a finire.

 

Ma manca un giorno e 24 ore sono troppo lunghe per pensarci con così tanto anticipo. Questa mattina, infatti, bisogna prendere la temperatura a un’altra piazza. Sono gli studenti i primi a manifestare contro il “modello” Expo (ore 9,30 piazza Cairoli). Promettono un corteo “internazionale”. La sera, invece, concerto teletrasmesso di Andrea Boccelli in piazza Duomo con il coro e l’orchestra della Scala. Tra gli altri brani, canterà anche “La forza del sorriso” scritto su musiche di Andrea Morricone. Una canzone d’amore: “Ho voluto scrivere versi che invitino la gente a sorridere, il sorriso è forse quello che più scarseggia ai nostri giorni”.