Come ha detto qualche giorno fa il presidente del Consiglio in un eccesso di garantismo peloso, lui prima di giudicare aspetta le indagini e non si impressiona per un avviso di garanzia. Per cui Antonio Acerbo può stare (quasi) tranquillo. Del resto la nuova linea dettata dal capo supremo del Pd è chiara e si capisce perché ha mandato in solluchero Daniela Santanché, dice Matteo Renzi che gli avvisi di garanzia “più o meno citofonati” non cambieranno la politica aziendale in questo paese.

Per cui ci vorrà ben altro per mettere in discussione anche l’abbuffata planetaria dell’Expo.

Eppure si dà il caso che Antonio Acerbo, 65 anni, direttore Construction del Padiglione Italia per l’Expo di Milano e commissario delegato per il contestatissimo progetto delle “Vie d’acqua”, da ieri è indagato per corruzione e turbativa d’asta. Si tratta di un nuovo filone dell’inchiesta condotta dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Acerbo ha detto che vuole essere sentito al più presto per chiarire la sua posizione.

L’accusa è un classico, tanto da risultare quasi noiosa: secondo la procura di Milano, l’appalto per i lavori delle “vie d’acqua” (120 milioni di euro) sarebbero stati assegnati alla Maltauro Spa in cambio di tangenti e Antonio Acerbo avrebbe favorito l’imprenditore Enrico Maltauro, già finito in carcere lo scorso maggio nel primo filone dell’inchiesta.

La vicenda chiama direttamente in causa Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anti corruzione che secondo i desiderata del governo dovrebbe garantire la “pulizia” degli affari legati all’Expo. Per ora vuole capire bene la vicenda, anche se ci tiene a precisare che i fatti sono relativi al luglio 2013 e quindi “antecedenti” al suo ingresso sulla scena. Nei prossimi giorni vedrà il procuratore della Repubblica di Milano, nel frattempo ammette solo che a otto mesi dall’Expo il ruolo di Antonio Acerbo può essere di qualche imbarazzo. Un “problema” che proprio oggi Cantone cercherà di spiegare anche a Diana Bracco, commissario generale di sezione per il Padiglione Italia: “Il rappresentante tecnico è sempre stato l’ingegnere Acerbo e questo può essere un problema”.

 

 

Il sindaco Giuliano Pisapia, invece, sembra aver già capito che con l’aria che tira un eccesso di garantismo potrebbe risultare imbarazzante. Anche per lui. Ecco perché è il primo a chiedere la testa dell’uomo avvisato. “Ritengo opportuno che per il bene dell’Expo – dice in una nota stringata – il Commissario delegato Antonio Acerbo faccia un passo indietro. Da garantista sono consapevole che siamo di fronte ad un avviso di garanzia, non a un arresto o a una condanna. Resta però l’esigenza di salvaguardare la reputazione del nostro paese, di Milano e di Expo. Ed è per questo che Acerbo per primo dovrebbe scegliere di fare un passo indietro”.

Visto che l’Expo è diventata al sua scommessa, anche questa volta per il sindaco la questione si fa più politica che giudiziaria. E’ la sua “parte” che con accenti diversi continua ad incalzarlo – i partiti che lo sostengono come sempre tacciono o mugugnano, perché sempre acconsentono.

I comitati No Canal, per esempio, colgono l’occasione per invitare Giuliano Pisapia a sospendere i lavori per le cosiddette vie d’acqua. “Scriviamo a te perché moltissimi di noi tre anni fa ti hanno votato, hanno votato te, non la coalizione di centro sinistra, proprio te come persona, come uomo, come sindaco. Forse è ora che ti ricordi di questa cosa, è ora che provi a scrollarti di dosso la pochezza dei partiti che ti hanno affiancato e provi a ricordarti dell’impegno e della motivazione e della forza con cui migliaia di milanesi hanno sostenuto la tua campagna elettorale”. I comitati chiedono un atto di coraggio: “Blocca i lavori all’Olona”.

Con accenti meno lirici, anche Carlo Monguzzi, presidente della Commissione ambiente a Palazzo Marino, chiede un ripensamento. “Il progetto delle Vie d’Acqua – suggerisce – deve essere definitivamente accantonato perché come da sempre diciamo è inutile, ha dei costi esorbitanti ed è dannoso per l’ambiente. Si faccia solo la parte nord che serve per raffreddare gli impianti Expo. E poi con la massima trasparenza e partecipazione dei cittadini si decida cosa fare della parte sud”.

Lineare. Quasi rivoluzionario. Come se la politica, e non la magistratura, si dovesse occupare di politica.