Mancano 136 giorni all’inaugurazione dell’Expo e i conti cominciano a non tornare. Quelli dei soldi che mancano, e non passa settimana senza una polemica tra governo e istituzioni locali, e quelli che forse andavano (e andrebbero) spesi meglio, come sottolinea la Corte dei Conti nella sua relazione sulla società Expo 2015 Spa depositata ieri : “Restano problemi, serve più trasparenza”, sottolinea la magistratura contabile.

L’ultima grana in ordine di tempo ieri ha provocato l’ennesimo bisticcio tra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e il governo Renzi. “Visto che i 60 milioni da parte del governo non sono ancora arrivati – ha detto Bobo Maroni – la Regione non parteciperà ai contributi per l’Expo previsti per il 2015”.

La minaccia, o provocazione, è stata comunicata a margine di un incontro con il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi. Maroni si riferisce al contributo di 60 milioni che il governo, nella persona del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, aveva promesso di sbloccare per coprire i fondi che erano in carico alla Provincia. “Il ministro – ha precisato Maroni – aveva promesso che sarebbero arrivati entro novembre, non mi risulta. All’assemblea la Regione farà presente che non parteciperà al contributo per il prossimo anno: sono 18,5 milioni che utilizzeremo in un altro modo visti i tagli del governo”.

In difesa del “suo” governo si è schierato il capogruppo del Pd in Regione, Enrico Brambilla: “Il ministero ha coperto fin qui l’84% dei finanziamenti, quelli che mancano sono i soldi non messi dal presidente della Provincia di Milano Podestà. Contiamo che il governo faccia un ulteriore sforzo, ma la Regione faccia quanto le compete se crede nella manifestazione”.

Non di soli “spiccioli”, invece, si occupa la Corte dei Conti che ha passato in esame le carte relative ai lavori dello scorso anno. “Nel 2013, la società è finalmente entrata in pieno nella fase operativa. Si rivela ora indispensabile, a pochi mesi dall’inaugurazione dell’Esposizione, che la società gestisca in modo incisivo e trasparente i problemi ancora presenti, tra i quali quelli conseguenti ai procedimenti giudiziari in corso, assicurando la legalità delle procedure di affidamento delle opere e dei servizi, al fine di salvaguardare, con il corretto impiego delle risorse impegnate, anche l’immagine del paese nel contesto internazionale”.

Non si tratta di un ammonimento preventivo, o di un generico richiamo alla legalità, ma del giudizio dei magistrati dopo aver passato al setaccio la gestione finanziaria di Expo 2015 Spa (195 pagine di relazione). L’esercizio relativo al 2013 si è chiuso con una perdita di 7,42 milioni. La Corte inoltre ha posto l’accento sul peccato originale dell’Expo: aver individuato gli spazi dell’esposizione universale su un’area che per l’85% era di proprietà privata, sottolineando “come tale circostanza abbia indubbiamente determinato diverse criticità, sia per i costi di acquisizione che per le difficoltà operative connesse alle procedure di rilascio delle aree”.

L’altra criticità individuata ormai è storia: “Le divergenti vedute tra Regione Lombardia e Comune di Milano circa il regime giuridico da adottare per l’acquisizione delle aree”. Infine, ha influito negativamente il mancato sostegno finanziario della Provincia di Milano, proprio quei 60 milioni di cui parla Maroni quando accusa il governo.

La relazione della magistratura contabile è arrivata proprio nel giorno in cui Arexpo, la società che possiede le aree dell’esposizione, ha incaricato l’Università Statale e il Politecnico di Milano di sviluppare un progetto per il dopo Expo. Il piano che riguarda il futuro dovrà essere pronto ad aprile.