Il 37% degli aventi diritto al voto si è recata alle urne, giovedì, per il rinnovo dei 26 seggi dell’Europarlamento che spettano all’Olanda: un’affluenza rimasta sostanzialmente invariata rispetto a quella di 5 anni fa. I risultati si sapranno soltanto domenica alle 23, alla chiusura delle operazioni elettorali in Italia. Nella tarda serata dell’altro ieri sono stati già diffusi gli exit poll, che segnalerebbero una sorpresa. A dispetto delle attese, il Partito della Libertà di Geert Wilders, populista, xenofobo e islamofobo alleato della francese Marine Le Pen, sarebbe «soltanto» al quarto posto con il 12,2%, perdendo un rappresentante a Strasburgo. In testa sarebbe una lotta all’ultima scheda fra i democristiani (nel Ppe di Jean-Claude Juncker e Angela Merkel) e i liberali di sinistra (nell’Alde di Guy Verhofstadt), che avrebbero il 15% ciascuno. I liberal-conservatori del premier Mark Rutte (anche loro nell’Alde) avrebbero il 12,3%, di pochissimo sopra l’estrema destra di Wilders.

Bene il Partito socialista («partito del pomodoro» fu battezzato dopo la campagna del 1994, lo slogan era «Vota contro, vota Sp», su un manifesto il disegno di un omino nell’atto di lanciare, appunto, un pomodoro contro il palazzo del governo), affiliato al gruppo parlamentare Gue/Ngl della Sinistra europea di Tsipras, che otterrebbe il 10%, passando da 2 a 3 deputati eletti. Quando si parla di exit polls, la prudenza è d’obbligo, ma se questi dati venissero confermati si tratterebbe indubbiamente di un positivo segnale in controtendenza rispetto alla probabile generale avanzata (soprattutto in Francia e Gran Bretagna) delle forze antieuropee, nazionaliste e xenofobe.