Lo scontro tra democrazia e austerity in Europa ha trovato nelle evoluzioni greche un caso esemplare. Un paese devastato dalle politiche volute dalla Troika, accusato di lassismo e di voler vivere nel privilegio, transitato per anni di mobilitazioni e scontri sociali e, infine, approdato a un governo guidato da una forza di sinistra, Syriza (con l’appoggio di un partito di destra), a un successivo referendum sulle condizioni poste da Bruxelles e a un secondo governo Tsipras, con il partito Syriza dilaniato.

L’ESEMPIO GRECO ha fornito materiale di riflessioni, di spunti, ha consentito di vagheggiare di uscite dall’Euro e di sedimentare un sentimento anti europeista che, ad esempio in Italia nell’ultima campagna elettorale, per diverse ragioni pare ormai accantonato.

SOTTO QUESTE TRACCE storiche e giornalisticamente coperte con grande enfasi, ha covato il «campo», ovvero un terreno di indagine composto di carne, sangue e sogni, avvolto nelle pieghe popolari e nelle pratiche di autorganizzazione; un ambito che dal 2012 al 2015 è stato indagato da Monia Cappuccini, ricercatrice e giornalista, attraverso una ricerca etnografica che costituisce un attraversamento – spaziale e politico di Exarchia, simbolo di una resistenza – in una zona complessa – capace di formulare approcci solidaristici e di rilancio politico di grande rilievo. In Austerity and Democracy in Athens: Crisis and Community in Exarchia (pp. 196, euro 93), pubblicato dalla prestigiosa Palgrave Macmillan, Cappuccini ha svolto una visione etnografica dei movimenti sociali a Exarchia sulla base «di un lavoro sul campo durato più di due anni, da novembre 2012 all’inizio del 2015».

IN TERMINI SPAZIALI, la ricerca ha avuto luogo principalmente «lungo una piccola strada pedonale molto vicina a Piazza Exarchia, chiamata via Tsamadou, dove si trovano vari centri sociali e dove si svolgono attività politiche. Uno di questi centri è lo ’Steki Metanaston’, letteralmente la casa dei migranti».
Il tragitto etnografico attraversa spazi sociali, esperienze e lotte per riavvolgersi alla fine del volume sugli eventi del 2008 seguiti alla morte di Alexandros Grigoropoulos, ucciso dalla polizia durante un pattugliamento avvenuto proprio a Exarchia.

DI QUESTI TEMI e dell’esempio greco come momento di svolta nella percezione della Troika e dell’opera di soffocamento operato dal capitale internazionale, se ne discuterà oggi a Roma dalle 16 alla Facoltà di Ingegneria civile e industriale – Sapienza Università di Roma (oltre all’autrice saranno presenti Lila Leontidou (geografa urbana, Università del Peloponneso, Grecia), Massimo Ilardi (sociologo, Università di Roma La Sapienza) e Carlo Cellamare (Dicea) come moderatore.

PERCHÉ QUESTA RICERCA etnografica basata sul metodo dell’osservazione partecipante e attraverso un periodo di ricerca-azione a Piso Thrania, e alla scuole dei migranti allo Steki Metanaston di Exarchia è importante, oggi? Oltre a essere nel posto giusto al momento giusto, la ricercatrice ci consente di aprire uno squarcio sulle capacità degli attori sociali, in un quartiere a trazione antagonista, di interagire attraverso l’invenzione o la re-invenzione di strategie capaci di rafforzare i legami comunitari. Ogni caso è a sé, e per altro come ben sappiamo la Grecia è poi scesa a patti tremendi con l’Unione europea, ma non si può non cogliere nell’attraversamento fisico, politico e sentimentale di Cappuccini, un avviso: solo inventando nuove forme di intervento politico, soltanto attraverso il riattivamento di un impianto desiderante, alcune parole o concetti (i beni comuni o la solidarietà ad esempio) possono essere percepiti da un corpo sociale che assiste a un cambiamento totale dei riferimenti politici del passato.
La Grecia è stata una cartina di tornasole, di cui forse ancora non si è colto il seme piantato nel profondo della società, quanto meno in alcuni territori.