Gli ex presidenti di Francia e Spagna, Sarkozy e Zapatero, in Italia per partecipare a una manifestazione contro il governo Renzi… La notizia farebbe fremere le tastiere dei giornalisti e l’atto verrebbe considerato perlomeno incongruo. Per il Venezuela, valgono però altri pesi e altre misure. E che un gruppo di ex presidenti vada nel paese a manifestare contro un governo democraticamente eletto, accusandolo di essere «un regime che viola i diritti umani», non indigna nessuno. Anzi. Il plauso e il sostegno di molti commentatori internazionali va alla frazione più violenta dell’opposizione venezuelana, che di democratico ha poco e con la quale i suddetti presidenti hanno sfilato ieri. I pedigree degli organizzatori, le loro dichiarazioni, le proteste delle vittime delle violenze dell’anno scorso (43 morti e oltre 800 feriti) non hanno incrinato il coro contro Maduro, incurante dell’esistenza di un altro paese.

Un paese che ieri, fuoridalle sparute marce dell’opposizione oltranzista (dalla quale si è smarcata ufficialmente la Mesa de la Unidad Democratica – Mud -) ha organizzato iniziative socio-culturali, e anche una camminata per chiedere la liberazione dell’indipendentista portoricano Oscar Lopez Rivera, prigioniero da oltre 34 anni negli Stati uniti. Il «governo della strada» di Nicolas Maduro ha scelto di andare «casa per casa» in 200 punti dov’è attiva la Mision “Barrio nuevo, Barrio tricolor”, creata nel 2009 dal defunto presidente Chavez con l’obiettivo di far crescere «spazi per lo sviluppo e il benessere integrale delle comunità».

Un’attività che coinvolge i consigli comunali nel piano regolatore, nella costruzione e il restauro delle case, nel potenziamento della rete idrica e elettrica. Al centro, il lavoro di «pacificazione» dei quartieri più a rischio con la consegna di libri o strumenti musicali a chi si libera di un’arma che poi verrà distrutta. Solo in una giornata sono state distrutte 1.556 armi da fuoco. Un’attività che non fa notizia, ma che, in 16 anni di governo socialista riconfermato da 19 elezioni – ha portato il Venezuela fuori dalla fame e dall’analfabetismo. Sono stati creati 4,7 milioni di posti di lavoro, e questo ha fatto scendere la tassa di disoccupazione dal 14,5% del 1999 al 5,5% della fine del 2014.

«Se ci sarà anche un solo atto di violenza – ha detto Maduro prima della manifestazione dell’opposizione, spero che la magistratura mandi in carcere i capi della polizia di Miranda e Chacao (fulcro delle proteste violente dell’anno scorso, ndr)». Poi, riferendosi alle dichiarazioni del presidente del Parlamento europeo, che ha accusato il Venezuela di violare i diritti umani, Maduro ha detto: «Signor Martin Schulz, lei e il suo Parlamento europeo fareste meglio a preoccuparvi per la povertà in Europa». Fino al momento per noi di andare in stampa, non si sono registrati incidenti.

Gli ex presidenti di Colombia e Bolivia, Andres Pastrana e Jorge Quiroga hanno visitato la residenza di Antonio Ledezma, dove il leader di opposizione sta scontando gli arresti domiciliari. Poi, avrebbero voluto visitare in carcere il capo di Voluntad Popular, Leopoldo Lopez. Non avendo ricevuto il permesso, hanno appoggiato le manifestazioni a fianco di gruppi neonazisti come Javu. Otto persone sono in sciopero della fame in risposta all’appello di Lopez e di un altro politico sotto processo per le proteste violente, il sindaco Daniel Ceballos. Chiedono la liberazione dei politici detenuti e lo svolgimento delle elezioni parlamentari, previste per quest’anno ma non ancora fissate. Chiedono anche la presenza di osservatori internazionali della Ue e dell’Osa: che non sono certo mancati in tutte le super-controllate elezioni, garantite da un sistema elettorale elettronico, per tutti a prova di frodi.

Intanto, in un video di conversazioni registrate in carcere, Lopez e Ceballos definiscono «frocetti da salotto» gli altri partiti della Mud che si sono dissociati dalla marcia e preannunciano nuove violenze. E ieri è stato estradato dalla Colombia il presunto assassino del giovane deputato chavista Robert Serra, la cui commissione parlamentare indagava sui gruppi fascisti e paramilitari.