Le ore sono diventate giorni. Almeno dieci, prima della decisione finale. Ma perlomeno le due proposte in campo per l’acquisto delle Acciaierie di Piombino sono state giudicate di pari dignità dal governo Renzi. Non era scontato, visto il fuoco di sbarramento di Federacciai contro l’investimento sulla carta più corposo. Quello fatto da Cevital. “Al ministero è stata fatta un’analisi del momento – ha riassunto alla fine un salomonico sindaco Giuliani – considerando la presenza di due offerte molto interessanti e valide, quella del gruppo indiano Jindal e quella del gruppo algerino Cevital”.
L’incontro al ministero dello sviluppo economico era stato richiesto dai sindacati dei metalmeccanici piombinesi. C’erano anche gli enti locali, regione Toscana compresa. E c’era Maurizio Landini. Il commissario governativo Piero Nardi, che poche ore prima aveva incontrato Issad Rebrab di Cevital, ha spiegato di aver chiesto 7-10 giorni di tempo al Comitato di sorveglianza del ministero, per un ulteriore esame delle due offerte vincolanti arrivate.
Tutti d’accordo. Ma a un patto: “Non si può ritardare la decisione oltre il 15 – ha fatto presente Giuliani – per salvaguardare l’approvvigionamento degli impianti e continuare la produzione dei lavorati”. Sul fattore tempo ha battuto anche Landini: “E’ assolutamente necessario accelerare la cessione alla migliore delle offerte presentate, di cui ad oggi abbiamo avuto modo di conoscere e approfondire solo quella della Cevital, per garantire la continuità operativa dello stabilimento e consegnarlo all’acquirente in perfetta funzionalità”.
Dal segretario della Fiom anche un avviso ai naviganti: “Abbiamo confermato al governo che la scelta va compiuta avendo a riferimento le migliori garanzie, sia dal punto di vista occupazionale che degli investimenti”. Sotto questo duplice, decisivo aspetto, i metalmeccanici piombinesi hanno dato un giudizio positivo dell’unica offerta da loro conosciuta. Quella di Cevital – 400 milioni di investimenti, di cui 120 nel 2015, con l’apertura di due forni elettrici e di un nuovo laminatoio in aggiunta ai tre esistenti, per una capacità a regime di 2 milioni di tonnellate annue prodotte. E con l’obiettivo di reimpiegare in due, tre anni quasi tutti gli attuali addetti. Una proposta dalla quale, nel giudizio di Fiom, Fim e Uilm, emerge un piano non solo per la siderurgia ma anche sulla logistica portuale.
Con Jsw Jindal invece non c’è stato alcun contatto, sottolineano i sindacati, che nel pomeriggio hanno riassunto la situazione in un’assemblea di fabbrica che ha confermato la linea dell’attesa per non più di dieci giorni. Per certo il gruppo Jindal da settimane è scomparso dall’orizzonte piombinese. “E noi sappiamo – sottolinea Landini – che le offerte sono diverse sia sul piano di investimenti sia su quello occupazionale, e per noi ovviamente questa diversità conta”.