Era stata definita da tutti i tarantini «una vera porcata». Nella decreto Milleproroghe una manina del governo aveva postato ben 575 milioni sequestrati ai Riva e destinati alle bonifiche per l’ex Ilva in soldi a disposizione di Acciaierie Italiane, la nuova società mista pubblico-Arcelor Mittal.
La sollevazione popolare aveva portato M5s e Pd a impegnarsi a modificare al più presto l’ammanco ambientale.
Il primo strumento possibile era proprio la conversione del decreto Milleproroghe in parlamento che ieri è stato approvato in commissione alla Camera e non più modificabile per ragioni di tempi di conversione.
Peculiare anche l’esito della votazione sull’emendamento soppressivo: il governo ha dato parere negativo ma è andato sotto con il voto di tutti i gruppi tranne Lega e Fratelli d’Italia.
Sebbene i fondi non ritornino immediatamente in capo ai commissari straordinari ex Ilva che dovrebbero portare avanti le bonifiche, ora Acciaierie d’Italia non potrà usarli come «cassa» per la produzione.
«Il M5s ha impedito che 575 milioni fossero sottratti: dovranno essere investiti a tutela dell’ambiente e della salute, salvaguardando anche la possibilità di reimpiegare oltre 1000 lavoratori», commenta il presidente del M5s, Giuseppe Conte.
«La determinazione con cui il territorio ha serrato le fila, mostra che ci sono questioni che prescindono dai colori politici», commenta Nicola Oddati, commenta il commissario Pd (il partito è spaccato dopo le dimissioni del sindaco Meluzzi) di Taranto Nicola Oddati.
«Riteniamo positiva la decisione. Dopo questo voto, che ha dimostrato per l’ennesima volta la mancanza di univocità nella maggioranza, vogliamo che si garantisca il futuro occupazionale e industriale dell’ex Ilva. Nel frattempo ci sono oltre 2.400 lavoratori in cassa integrazione, un silenzio assordante sul futuro dei 1.600 in Ilva As, una crisi di liquidità dell’azienda che blocca la produzione. In più non è mai stata avviata una vera discussione sul piano industriale mentre a fine marzo scadrà la cig Covid. Consideriamo grave l’immobilismo del governo», commenta Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.