Dopo quattro lunghi mesi dalla firma dell’accordo quadro per la reindustrializzazione dello stabilimento di Campi Bisenzio, ancora nessun potenziale acquirente si è presentato ufficialmente al ministero dello sviluppo economico per spiegare quale sarà il futuro per l’ex Gkn.

Di più: “L’azienda non ha presentato un piano industriale – sottolinea Dario Salvetti al termine dell’ennesimo tavolo al Mise – ma solo una bozza di progetto industriale e di prodotto”. Una bozza, aggiunge il delegato Fiom Cgil portavoce del Collettivo di Fabbrica, su cui sono stati “insistentemente chiesti, in tutte le sedi appropriate, i dovuti approfondimenti. Ma la risposta è stata uno show mediatico, da cui noi abbiamo cercato il più possibile di sottrarci”. Chiaro il riferimento all’incontro di sole 24 ore prima in fabbrica con l’ex advisor Francesco Borgomeo, che ufficialmente non ha speso un solo euro per acquistare il sito industriale dalla multinazionale dell’automotive.

L’ennesimo rinvio, non soltanto in merito al piano di reindustrializzazione e ai nomi di chi metterà i soldi, ma anche sull’avvio della cassa integrazione per transizione strettamente collegata ai primi due passaggi, sconcerta e preoccupa non poco lavoratori e sindacati. “Ad oggi mancano gli investitori – tira le somme la Fiom – manca la presentazione di un piano industriale vincolante e ben dettagliato, e manca un piano riguardante la formazione professionale necessaria per la transizione industriale, che sarà finanziata anche da fondi pubblici”.

“L’assenza degli investitori non può essere giustificata dall’attesa dell’interlocuzione con il governo – annotano ancora i metalmeccanici della Cgil – inoltre siamo interessati a conoscere le dimensioni di eventuali finanziamenti derivanti dalle risorse del Pnrr”. “Il rinvio preoccupa – osserva in parallelo la Uilm – e non convince la motivazione addotta. Quando un potenziale investitore entra in una vertenza sindacale, la normalità vuole che si rapporti con il governo, e contestualmente con il sindacato”.

La sensazione di trovarsi di fronte a un drammatico stallo nel progetto di reindustrializzazione è di giorno in giorno più forte. Né appare di consolazione che il ministero si sia detto disponibile a intervenire, valutando un possibile ingresso di Invitalia nel capitale di Qf Spa attraverso il “Fondo di salvaguardia”, ideato dalla viceministra Alessandra Todde. Il solo Borgomeo manifesta ottimismo: “Il piano va avanti e procede nel rispetto dei tempi previsti – fa sapere Qf Spa – i partner industriali che lo svilupperanno avranno alcune interlocuzioni al ministero, e dopo queste sarà superato il patto di riservatezza a cui tutti sono vincolati”.

A non essere convinta è perfino la Regione Toscana: “Gli investitori dovevano esserci, era quanto avevamo chiesto assieme alle organizzazioni sindacali e le Rsu, in accordo con la stessa azienda – ricorda Valerio Fabiani – invece ci è stato detto che c’è bisogno di più tempo. Allora riteniamo che il governo debba svolgere una funzione di garanzia, per trasparenza nei confronti dei lavoratori e degli altri soggetti istituzionali”.

Finito l’incontro al ministero, Fabiani ha incontrato un folto gruppo di operai ex Gkn che manifestavano davanti alla Regione in piazza del Duomo. E i lavoratori sono stati chiari: Questo susseguirsi di rinvii e di poca chiarezza ricade interamente sulle istituzioni. Perché non sono state né in grado di ribattere quando sono state indicate dall’azienda come le responsabili degli attuali ritardi, né si sono espresse sulla necessità o meno di approfondimenti del piano industriale”.