James Woolsey, direttore della Cia sotto Bill Clinton, poi collaboratore della campagna di Trump, ha rivelato al Wall Street Journal che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Flynn, mentre era nello staff elettorale di Trump, ha incontrato alti dirigenti del governo turco per discutere l’ipotesi di portare in Turchia senza estradizione legale il predicatore islamico Fethullah Gülen, nottetempo.

Rapirlo, in cambio di 15 milioni di dollari. Nel piano era previsto anche un ruolo attivo di Michael Flynn Jr, figlio dell’ex capo della sicurezza nazionale.

Gülen dal 1999 vive in auto-esilio a Sailorsburgh, Pennsylvania, ed è l’ossessione del presidente turco Erdogan che lo ritiene l’ideatore del golpe fallito del 15 luglio 2016.

L’Ufficio federale di investigatori dell’Fbi ha riscontri riguardo una riunione avvenuta a metà dicembre a New York nel Club 21 di Manhattan, tra Flynn ed emissari di Ankara: il fulcro dell’incontro sarebbe stata l’ipotesi di trasportare Gülen su un jet privato nell’isola-prigione turca di Imrali, dove da anni è rinchiuso il leader curdo Ocalan. L’Fbi avrebbe interrogato almeno quattro persone a conoscenza dell’incontro.

Il generale in pensione Mike Flynn a quei tempi era stato nominato da Trump consigliere per la sicurezza nazionale, ma ricoprì quel ruolo solo fino al 14 febbraio 2017, per poco più di tre settimane, a causa del suo presunto ruolo nei rapporti non dichiarati con Mosca.

Alla fine fu costretto ad ammettere di aver avuto diverse conversazioni telefoniche con ambasciatori e ministri stranieri «per facilitare la transizione e cominciare a costruire le relazioni necessarie tra il presidente, i suoi consiglieri e leader stranieri».

Flynn l’aveva definita una «pratica standard» ma non era così. Di certo non lo è l’ipotesi di farsi pagare per organizzare il rapimento di Gülen.

L’inchiesta riguardo questo incontro è un sotto-filone dell’inchiesta principale che l’inquirente Robert Mueller sta conducendo per accertare le eventuali interferenze russe sulla campagna presidenziale del 2016 e il cerchio si sta stringendo intorno alla Casa bianca.

Mueller ha interrogato anche il consigliere politico di Trump, Stephen Miller, riguardo il suo ruolo nel licenziamento di James Comey, ex direttore dell’Fbi, per capire se la causa del licenziamento improvviso sia da ricercare nel tentativo da parte della Casa Bianca di ostacolare le indagini sul Russiagate al quale Coney stava lavorando.