Gli sfrattati dalle suore del Buon pastore, cacciati da oltre due mesi dalla scuola ex Belvedere restano in strada, o meglio in una dimora di fortuna in un edificio di proprietà del comune di Napoli. Così dopo aver partecipato alla manifestazione del 19 ottobre a Roma, ieri hanno alzato nuovamente la voce insieme altri occupanti di case e attivisti per il diritto all’abitare. Chiedono: «Casa e reddito per tutti». Tra loro famiglie intere con bambini che non sanno dove andare, soprattutto da quando la Curia continua a rinviare, nonostante l’impegno del cardinale Crescenzio Sepe per una decisione condivisa.

«L’amministrazione ha assunto un impegno a cercare una soluzione – ha spiegato uno dei senza casa – l’esito sembrava imminente, con la Curia che dal canto suo si è impegnata a fare lavori per recuperare eventuali immobili non in perfette condizioni. Ma si frappongono continui ostacoli e motivazioni burocratiche».
All’assessorato al patrimonio fanno sapere che si sta lavorando a pieno ritmo per trovare una soluzione dignitosa e ieri sera le famiglie sono state ricevute a Palazzo San Giacomo. Quelli del movimento «Magnammece ’o pesone» (mangiamoci i soldi del fitto, ndr) chiedono che le palazzine dell’area ex Nato di Bagnoli siano destinate per gli alloggi popolari. L’area che era in mano agli americani dal 1954 è stata infatti abbandonata lo scorso 27 marzo per il trasferimento della base militare a Lago Patria. Nel quartiere hanno lasciato un complesso di palazzi e luoghi ricreativi che occupano mezza collina e che sebbene di proprietà della Fondazione Banco di Napoli dovrebbero essere riconvertiti e divenire beni comuni. «Questa è l’intenzione del sindaco De Magistris – spiega l’assessore al patrimonio Sandro Fucito – bisognerà vedere in che forma, si pensa a un reimpiego sociale, ma i tempi sono lunghi e non coincidono con le due emergenze a cui dobbiamo far fronte. Gli sfrattati hanno bisogno di risposte immediate. Noi stiamo lavorando senza un soldo». Dal comune infatti si fa affidamento sulle donazioni, promesse anche dalla Curia, ma il dramma di decine di famiglie che non riescono ad affittare un alloggio o a ottenere una casa popolare resta. «Stiamo aspettando il passaggio di consegne dalla Romeo immobiliare (la società dell’imprenditore finito sotto processo durante la giunta Iervolino) a Napoli servizi – continua Fucito – è chiaro che si tratta di un lungo iter e noi avremo a disposizione la metà del budget precedente. Nel frattempo continua lo screening sociale per consegnare le abitazioni in base alle graduatorie».

Dal movimento però sono preoccupati dalle ultime azioni di polizia: «La questura ha carta bianca per gli sgomberi immediati – dice Luca, uno del movimento – gli amministratori sostengono che si tratta di repressione rivolta solo a operazioni speculative della camorra. Ma come si fa a distinguere situazioni del genere da chi occupa per effettivo bisogno?». A Napoli sono circa 4mila le famiglie che attendono di mettere in regola la loro posizione.