Quale sarà mai il segreto dei posti di mare fuori stagione, quando ancora non sono arrivati i villeggianti, abituali e non? Cosa farà di solito questa gente che ora che passiamo se ne sta al bordo della strada ad applaudire? E le spiagge d’inverno, chi le vivrà? Avranno avuto tempo di chiederselo Marengo e Pellaud mentre costeggiano l’Adriatico per quasi tutta la lunghezza dell’Abruzzo. In fuga ci sono sempre loro due (accompagnati a questo giro dall’inglese Christian), ormai avranno fatto amicizia. Il gruppo dà loro l’ennesimo via libera mentre prosegue la transumanza verso sud, da Notaresco a Termoli in Molise dove il traguardo è apparecchiato, seppure in modo non banale, per le ruote veloci.

Un percorso tutto con il vento in faccia, punteggiato dai trabucchi da pesca a perpendicolo sul mare e dalle torri di avvistamento a impianto quadrato per allertare gli abitanti dei borghi dalle incursioni saracene. Il nero periglio che vien dallo mare come legge Brancaleone nella pergamena che gli consegnano i suoi scalcagnati compari all’inizio di tutta l’avventura. Se avesse saputo prima in che guai si andava a cacciare una volta giunto a destinazione, Brancaleone si sarebbe comunque mosso in groppa ad Aquilante; un po’ come si muovono comunque i fuggitivi di giornata, pur sapendo che il gruppo prima o poi li inghiottirà. A proposito di fughe, a metà del percorso si sprinta per un traguardo volante accanto al Castello di Crecchio, dove il 9 settembre del ’43 fece sosta il re in fuga verso Bari dopo la firma dell’armistizio, e dopo aver lasciato il paese in preda alla furia della Wehrmacht. C’è fuga e fuga, evidentemente.

I tre sono riassorbiti che mancano 17 chilometri alla fine, mentre si organizzano i treni degli sprinter. Si diceva di un arrivo non banale, ché in vista del traguardo i corridori si imbattono in un dentello dalle pendenze cattive, scesi dal quale la strada comunque seguita a tirare verso l’alto, con pendenze dolci ma che castigano le gambe. Vincere è questione di forza, ma anche di cervello. Prova quindi a sorprendere tutti Gaviria, che nel testa a testa ne ha fino ad ora sempre prese, ma il piccolo Ewan fiuta subito la trappola, salta il colombiano in agilità come un proiettile e trionfa a braccia alzate. Il tasmaniano ha una missione: vincere quest’anno almeno una tappa in un grande Giro.

Ha cominciato bene, non c’è che dire. Non c’è un attimo di pace in riva al mare in questo Giro, oggi si ricomincia già a salire. Una curiosità: i primi quattro delle generale sono anche i primi quattro della classifica dei giovani. Non è paese per vecchi.