La gravissima situazione internazionale, dopo gli attentati di Parigi e la crescente tensione tra Russia e Turchia, è conseguenza delle guerre degli Usa, della Nato, dei loro alleati. Guerre costruite su bugie conclamate, stragi efferate, finanziamento di gruppi terroristici, distruzioni di entità nazionali. Sullo sfondo la grave situazione del popolo palestinese che sembra non interessare più a nessuno.

Tutto ciò ha contribuito all’affermarsi di comunità nazionali costruite sul crinale scivoloso dell’identità religiosa. Se aggiungiamo che nei paesi capitalistici “avanzati” persiste una crisi di cui non si vede la fine, ci rendiamo conto della miscela esplosiva.

L’occidente ha, dunque, grandi responsabilità nell’aver alimentato l’attuale situazione emergenziale che, nello scontro fra integralismi religiosi e neopatriarcali, dogmatismi monetaristi e populismi, rischia oscurare le voci che si battono per un mondo laico e democratico, di diritti individuali e di giustizia. E diventa più difficile dare priorità al tema del lavoro.

È casuale che il vero confronto si sviluppi invece sulla leadership più che sui contenuti? L’egemonia politica, culturale e sociale determinata da anni di supremazia neo-liberista e da una polverizzazione dei legami sociali e del mondo del lavoro ha contribuito alla crisi della sinistra politica, rendendo però complesso anche il tentativo di rimettere al centro la ricostruzione di quella che Landini ha giustamente chiamato “Coalizione Sociale”.

Le carenze della sinistra sono evidenti e sarebbe grave non riconoscerle. Così come sarebbe sbagliato nasconderne i profondi limiti soggettivi come causa ulteriore della crisi: basti pensare alla pratica di tutela di piccole rendite di posizione da parte di gruppi dirigenti irremovibili, nonostante le sconfitte e la perdita di credibilità. Ebbene questi limiti, ed altri ancora, vanno nominati e superati perché il percorso appena cominciato di ricostruzione di una sinistra sociale e politica non ne venga inficiato. Un percorso che secondo noi in Italia oggi può muovere il suo primo passo partendo dall’unione degli attuali soggetti frammentati della sinistra e cercando, contemporaneamente, di riaggregare il tessuto sociale.

Fra gennaio e febbraio inizierà nel paese la fase costituente della Sinistra. È una occasione da non perdere che richiede il massimo della capacità di ascolto, dell’apertura, del senso di responsabilità. Entrare in questo processo stabilendo fin dall’inizio che – comunque vadano le cose – non si rinuncerà alla propria organizzazione, non è solo un errore, ma rischia di farlo apparire, agli occhi di chi vorremmo riconquistare alla politica, come l’ennesimo cartello elettorale tenuto insieme prevalentemente per tutelare piccole rendite di posizione e un po’ di ceto politico.

“Sinistra Lavoro”, al contrario, intende partecipare con determinazione e passione ad un percorso che, come scritto recentemente da Act!, L’Altra Europa con Tsipras, Cofferati, Fassina, Fratoianni, e Ranieri, costruisca un soggetto politico nuovo, dotato di completa sovranità e autonomia. A cui si aderisce come persone e non come sigle, facendosi attraversare dalle volontà e dalle intelligenze di quanti vorranno prendere parte al progetto, e che avranno tutti lo stesso valore e la stessa voce in capitolo di quanti in politica ci sono da tanto tempo.