L’alpinista svizzero Ueli Steck è morto arrampicando sul Nuptse, nei pressi del campo I dell’Everest. Steck, 40 anni, è stato uno dei veri fuoriclasse dell’alpinismo contemporaneo.

Era in Nepal per tentare la prima traversata dell’Everest-Lhotse salendo per la via mai ripetuta dell’Hornbein Couloir e collegando la cima del Lhotse (8516 mt) passando per il colle sud della montagna più alta della terra, naturalmente senza ossigeno.

A tentare l’impresa con lui Tenzing (Tenji) Sherpa, che nei giorni scorsi era stato colpito da congelamenti ed era perciò momentaneamente fermo al campo base.

La notizia della sua morte, diffusa dal The Himalayan Times, ha sconvolto il mondo dell’alpinismo. La famiglia ha chiesto ai media cautela sull’esatta dinamica dell’incidente.

Secondo testimoni citati dall’Himalayan Times, l’alpinista è stato avvistato per l’ultima volta sul Nuptse intorno alle 4.30 di mattina, mentre scalava da solo.

Steck usava un metodo di acclimatamento “attivo”, secondo il quale invece di attendere in quota scalava rapidamente tra i 5 e i 7mila metri in modo da velocizzare l’assorbimento dell’ossigeno nell’aria sottile.

Secondo i soccorritori che hanno trovato e ricomposto i resti, potrebbe essere caduto per una parete di mille metri, forse colpito da ghiaccio.

Il corpo è stato portato in elicottero prima a Lukla e poi all’università di Kathmandu per l’autopsia.

È il primo incidente mortale sull’Everest in questa stagione alpinistica.

(170430) -- KATHMANDU, April 30, 2017 (Xinhua) -- The body of famous Swiss climber Ueli Steck known as
Il corpo di Ueli Steck elitrasportato a Kathmandu il 30 aprile 2017 – foto di Sunil Sharma/Xinhua – LaPresse 

 

Steck, due volte Piolet d’Or (il massimo riconoscimento alpinistico, nel 2009 e nel 2014), era celebre per le sue scalate audaci e velocissime.

Tra le sue imprese, il trittico delle pareti Nord delle Alpi in velocità e la prima solitaria dell’Annapurna per il versante Sud. Nel 2015 è salito su tutti gli 82 quattromila delle Alpi in appena 61 giorni.

Alta velocità e amore per la montagna, infatti, sono stati i tratti distintivi di Steck, capace – tra le altre cose – di salire la Nord dell’Eiger (la montagna “di casa” che forse ha amato di più) in appena 2 ore e 22′, quando un forte alpinista ci impiega almeno un giorno. O la via Schmid sulla nord del Cervino in meno di due ore (1h e 56′).

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Il primo Piolet d’Or lo vince per la prima salita sul Tengkangpoche (6487 mt) tramite l’inviolata parete Nord.

South face of Annapurna showing the Benoist-Graziani ascent line. Lindsay Griffin
Il versante sud dell’Annapurna con la via fatta dai francesi Benoist e Graziani due settimane dopo Steck – foto di Lindsay Griffin

Il secondo, invece, per la solitaria sulla parete Sud dell’Annapurna in 28 ore, impresa accertata ma che costò qualche polemica verso la giuria visto che l’alpinista perdette la macchina fotografica e la possibeilità di documentare la salita in modo oggettivo. Come disse però agli scettici: “Se mi credete, bene. Altrimenti non importa, io so cosa ho fatto”.

Per rendere l’idea, due alpinisti francesi – Stéphane Benoist e Yannick Graziani – ripeterono la via percorsa da Steck (con una leggera variante in basso) ma ci misero ben 10 giorni, tra il 17 e il 26 ottobre 2013. E tornarono con severi congelamenti alle mani e ai piedi, tanto che furono soccorsi con un elicottero perché ormai mezzi assiderati per il cattivo tempo incontrato nell’impresa.

https://youtu.be/edcCaV7pl0g

La tragica notizia ha fatto il giro del mondo. Sgomento anche al Festival della montagna in corso a Trento: “È con tristezza che questa mattina abbiamo appreso della morte di Ueli Steck in Nepal, mentre si stava preparando a una nuova impresa. Un incidente avvenuto, stante la prima ricostruzione, durante una salita veloce di acclimatamento dell’alpinista che lo ha portato via per sempre, lasciando un vuoto nel mondo della montagna e di tutti noi – dice Roberto De Martin, presidente del Trento Film Festival – il festival è il momento della celebrazione delle alte quote e dei suoi protagonisti, ma è anche il luogo della riflessione e del ricordo, dove ognuno di noi s’interroga sul significato della vita e dei limiti fino ai quali può spingersi e dove però si può sempre incontrare l’imponderabile, così come è avvenuto a Ueli Steck”.

Steck era nato a Langnau im Emmental (Berna) il 4 ottobre 1976 e lascia una moglie, Nicole.

Commozione e lutto, naturalmente, in Svizzera. In serata la televisione pubblica (Rsi, La2) ha cambiato la programmazione per rendere omaggio all’alpinista.

Secondo il volere della famiglia, sarà sepolto in Nepal. Il portavoce Andreas Bantel ha affermato che i funerali si svolgeranno secondo la tradizione buddista presso il monastero di Tengboche nella regione del Khumbu. Una cerimonia commemorativa sarà organizzata in un secondo momento in Svizzera.