Un incontro con Marcelo Evelin, coreografo, ricercatore e performer brasiliano.

The Invention of Evilness/A Invenção da Maldade è la tua ultima creazione, nata in un ex deposito della tua città natale Teresina, in Brasile, che utilizzi come luogo di lavoro artistico. Cosa significa lavorare in quel contesto?

Mi piace molto. A Teresina ci sono nato, una città molto povera, isolata e calda. Mi piace lavorare in uno studio mio, dove la precarietà dello spazio e i limiti imposti dalle condizioni mantengono vivo e reale il mio lavoro. Ho scelto di creare qui questo progetto perché con il nuovo governo fascista in Brasile – che il primo giorno, come atto di governo, ha chiuso il nostro ministero della cultura – è importante continuare a produrre arte, e non solo nelle grandi città del paese.

Questa è la prima occasione che il tuo lavoro viene presentato in Italia, come pensi sarà percepito?
Finalmente!!!!! Sono davvero felice, sono anni che vengo invitato in Italia senza mai riuscirci alla fine. Non vedo l’ora, perché siamo molto vicini come temperamento e slancio emotivo. In questo lavoro è coinvolto anche un performer, Matteo Bifulco, che pur venendo da Milano performerà in Italia per la prima volta.

Vieni dal teatro fisico. Potresti tracciare un percorso attraverso le differenti ‘rivolte corporee’ che hai messo in atto nelle tue creazioni? Hai toccato diverse sfumature dell’espressività corporea: dalla selvatichezza catartica della Batucada ad una reinterpretazione dell’universo del fondatore del butoh Tatsumi Hijikata.

Vengo dal teatro fisico ma faccio danza. Amo la danza, anche il tipo di pensiero che ne emerge. Comunque sì, possiamo definire alcune forme di danza attuale come delle rivolte corporee, mi piace. Mi fa pensare ad Hijikata, trovo il suo lavoro ancora così attuale. Negli ultimi dieci anni mi sono interessato ed occupato di alterità, l’idea dell’altro, l’altro in me stesso, il trovarsi nella posizione dell’altro. Questa è politica per me, e realizzata al meglio proprio nel corpo. Questa necessità di dissolvimento nell’altro è ciò che mi ha portato a creare Suddenly everywhere is black with people (2012), Batucada (2014) e ad una profonda ricerca sull’universo di Hijikata Tatsumi, tradottasi nello spettacolo Danca Doente (2017).

Oltre ai performer, potresti parlarci della coreografia dello spettatore? Anche la sua materialità corporea è parte del movimento della scena.

Questa è una domanda interessante, perché nel momento della creazione penso molto allo spettatore. Non è necessario compiacerlo o fornire delle risposte, quanto proporre un’esperienza il più possibile vicina a quella dei performer. Credo che per me l’arte riguardi principalmente lo spettatore (e non i grandi nomi di talento), le persone che lasciano le loro case per venire a vedere una performance con il desiderio di fare esperienze altre, poste su un altro livello. Mi piace proporre allo spettatore una situazione orizzontale, lasciargli scegliere dove e come vedere/fruire la performance.

Si può dire che il tuo approccio alla creazione presenti dei ‘pensieri in movimento’? E parlare di drammaturgia del corpo, più che di danza?

Mi piace pensare che il corpo possegga propri pensieri, differenti da quelli della mente, ma questo non vale solo per la performance, fa parte della vita di ognuno di noi. Il termine drammaturgia mi è molto caro, lavoro ormai da trent’anni con la drammaturgia, con principi di drammaturgia nei miei pezzi, ma penso la drammaturgia piuttosto in termini di relazioni con il contesto politico e sociale, che ovviamente include il corpo.
Preferisco chiamare il mio lavoro danza. Credo sia importante non parlare di danza riferendosi esclusivamente a bei movimenti, a corpi virtuosi, ciò che è normalmente concepito come danza. La danza evolve nel tempo, cambiando il proprio modo di esistere, di avere senso per noi.

Si tratta di politica? Sembra che il tuo lavoro attacchi i comportamenti dominanti e l’intolleranza vero le minoranze attraverso una destabilizzazione.

Credo che ogni atto, ogni parola, ogni movimento siano politici al giorno d’oggi. Più che attaccare qualcuno o qualcosa, preferisco riaffermare ciò in cui credo, nella speranza che possa portare ad un piccolo cambiamento di qualche aspetto del mondo.

Esistono risposte comprensibili alla fine? O c’è solo un vento? il suono di The Invention of Evilness potrebbe forse chiarire la tua visione.

Nessuna risposta comprensibile, ma, probabilmente, qualche nuova domanda. Non è forse questa la natura dell’arte?

 

 

NOTA BIOGRAFICA

Marcelo Evelin, coreografo, ricercatore e performer nato a Piauí in Brasile, vive e lavora tra Amsterdam e Teresina. Trasferitosi nel 1986 in Europa, ha lavorato nell’ambito della danza, collaborando a progetti con artisti di diverse provenienze disciplinari, dal teatro fisico alla musica, dal video alle installazioni, all’occupazione di spazi specifici. È creatore indipendente e come tale ha fondato nel 1995 la compagnia Demolition Incorporada, che tuttora dirige. Insegna alla Mime School di Amsterdam accompagnando gli studenti nei processi creativi. Conduce workshop e progetti collaborativi in diversi paesi in Europa, Stati Uniti, Africa, Giappone, Sud America. Dal 2006 torna ad operare nel suo paese d’origine, il Brasile, dove sino al 2013 ha ricoperto il ruolo di manager e curatore del Núcleo do Dirceu, piattaforma di ricerca e sviluppo per le Performing Arts Contemporanee, animato da un collettivo di artisti indipendenti di Teresina, capoluogo del distretto omonimo nel Plauì. Nel 2016 sempre a Teresina ha aperto, insieme a Regina Veloso, CAMPO, un nuovo spazio per pensare, praticare e diffondere l’arte ed altre discipline connesse, dove è insediato lo studio di Demolition Incorporada, la sua compagnia storica. Le creazioni Matadouro (2010) e Suddenly everything is black with people (2012) sono state presentate in più di 18 paesi, continuando a circolare. Batucada (2014) è un progetto corale che ha visto la partecipazione di oltre 300 artisti di diverse nazionalità, che continua tuttora a svilupparsi e diffondersi in diversi contesti e paesi. Sick Dance (2018), creazione di gruppo ispirata all’universo del padre del butoh Tatsumi Hijikata e The Invention of Evilness (2019) sono le sue produzioni più recenti.