Il calo dei due maggiori partiti spagnoli, Pp e Psoe, nella Comunità autonoma basca è stato un crollo senza precedenti. Alle europee di domenica scorsa, la metà dei votanti di Euskadi ha votato per le due liste nazionaliste, il Pnv (moderato, 27%) ed EH-Bildu (sinistra radicale, 23%), mentre socialisti e popolari hanno ottenuto insieme solo il 24%. Nel 2009 i rapporti di forze erano molto diversi: i nazionalisti e i partiti di ambito statale si equivalevano. Alle politiche del 2011, che incoronarono Mariano Rajoy, nei Paesi Baschi si era già potuto percepire un rafforzamento dell’area nazionalista, che ora sembra diventare egemone.

Due anni e mezzo dopo «la cessazione definitiva dell’attività armata» dell’Eta, la situazione politica procede – malgrado alcune difficoltà – verso la definitiva normalizzazione. E a trarne beneficio, come mostrano i risultati delle europee, è soprattutto la sinistra indipendentista, che vantava nel passato un vincolo organico con l’organizzazione clandestina. Riunita nel cartello EH-Bildu, la sinistra nazionalista è riuscita a superare precedenti divisioni e a trasformarsi in una forza di governo. Amministra il municipio di San Sebastián e la provincia della Gipuzkoa, ma non ha rinunciato alla storica rivendicazione dell’autodeterminazione dei territori baschi.