Emmanuel Macron è sceso in campo nella battaglia per le europee. Ha scelto di farlo in tutta Europa, con la pubblicazione, oggi, di un testo nei 28 paesi (Gran Bretagna compresa, malgrado la Brexit imminente). Il primo passo è stato fatto sulla Rai, con la lunga intervista di Fazio, domenica.

Malgrado la crisi dei gilet gialli e la scadenza della fine del Grande Dibattito il 15 marzo – a cui seguirà, ad aprile, una risposta (ad alto rischio) alle domande espresse dai francesi – Macron ha scelto di legare i due destini, quello dell’uscita dalla tempesta della rivolta in Francia e la proposta di un’Europa che «protegga» e che permetta di recuperare «sovranità» (che non è l’indipendenza, come hanno creduto i britannici). Un riferimento a John Locke (come già fatto da Mario Draghi in un recente discorso), per garantire «pace, sicurezza e bene pubblico» nel solo modo possibile nel mondo di oggi, con una Ue più forte e unita di fronte alle sfide di Cina e Usa, ma anche alle manovre della Russia e ai rischi di attacchi terroristici, che restano presenti. Un approccio che permette di non prendere di punta il fronte “nazionalista”, ma di aggirarlo.

L’offensiva europeista di Macron sembra indicare che il 26 maggio al voto europeo non sarà abbinato un referendum – è una delle richieste dei gilet gialli, che vogliono far approvare dal voto popolare il Ric, il referendum di iniziativa popolare – evitando così di sminuire l’importanza dell’appuntamento europeo.

La République en Marche non ha ancora designato il capolista per le elezioni europee, né presentato la lista dei candidati (lo farà probabilmente dopo la fine del Grande Dibattito). Idealmente, è Macron a guidarla, come succede nel campo avverso: il Rassemblement national è già in campagna da settimane, Marine Le Pen è molto attiva anche se ha designato come testa di lista uno sconosciuto, il giovanissimo Jordan Bardella. Per guidare la lista En Marche circolano i nomi di due ministre, Agnès Buzyn, responsabile della Sanità (può evocare Simone Veil, di cui è stata la nuora) e Nathalie Loiseau, la diplomatica di carriera oggi agli Affari europei. Gli ultimi sondaggi danno qualche speranza a Lrem, che potrebbe arrivare in testa, battere il Rassemblement national (nel 2014 il Fronte nazionale era il primo partito) e portare a Strasburgo fino a 24 deputati, in posizione strategica per le nuove alleanze, vista la fine della maggioranza tipo Grosse Koalition (Ppe e S&D).