Dopo mesi di melina su alleanze ed elezioni europee, gli effetti della precipitosa missione a Bruxelles di Luigi Di Maio si succedono velocemente. Le prossime tappe sembrano segnate: nel giro di qualche settimana il M5S chiamerà a Roma le formazioni con le quali intende formare un gruppo al parlamento europeo. «L’obiettivo è creare una grande famiglia europea per la democrazia diretta», sottolinea il capogruppo grillino in commissione Politiche Ue Filippo Scerra.

Dunque, la costruzione di alleanze eterogenee avverrà sotto l’ombrello onnicomprensivo della «democrazia diretta». Non è un impegno concreto, visto che il M5S stesso non brilla quanto a partecipazione dal basso, ma un’indicazione generica di metodo. Un’etichetta, quella della «democrazia diretta» che consente di sorvolare sul merito dell’accordo politico e lasciare mano libera ai vertici. «Porteremo il cambiamento anche tra i banchi di Strasburgo e Bruxelles – assicurano i colleghi di commissione di Scerra in una nota – Grazie all’impegno del nostro vicepremier Di Maio». Dal M5S confermano quanto trapelato nei giorni scorsi: «Le trattative sono in corso anche con forze politiche polacche, croate, finlandesi e francesi».

Di Maio ha postato sui social una foto che lo ritrae insieme a tre persone, due uomini e una donna. Li presenta così: «Sono leader di movimenti che nei loro paesi sono alternativi a quelli tradizionali, sono nati da poco e sono giovani, ma hanno un consenso sempre maggiore. Sono le energie più fresche e belle dell’Europa». Uno degli uomini si chiama Pavel Kukiz e canta in un gruppo rock. La lista che porta il suo nome alle elezioni politiche polacche del 2015 ha raccolto quasi il 21% dei voti, la maggior parte tra i giovani. È riuscito ad eleggere 42 parlamentari, 5 dei quali appartenenti al Movimento Nazionalista col quale aveva stretto alleanza. Successivamente si è dissociato da questo accorpamento, ma all’ultima tornata di voti amministrativi in Polonia Kukiz ha collaborato nuovamente con alcune formazioni di estrema destra. «Su aborto e diritti civili la pensiamo diversamente», ha messo le mani avanti Di Maio.

Accanto a Kukiz, nella foto con Di Maio compare Ivan Sincic. Lui viene dalla Croazia, dove ha fondato Živi Zid, che significa più o meno «Blocco umano». Il nome è un gioco di parole. Da una parte indica l’impostazione «umanistica», «né di destra né di sinistra», della formazione. Dall’altra allude all’opposizione a sfratti e pignoramenti di immobili che hanno caratterizzato la vita iniziale del partito. Sincic si è candidato alle elezioni presidenziali del 2014, raccogliendo il 16,4% dei voti.

Infine, la donna che compare nel selfie con Di Maio è Karolina Kähönen, cofondatrice del partito finlandese Liike Nyt! («Movimento Adesso»), nato da una mini-scissione dal partito di centrodestra. Servono 25 eletti da almeno sette stati membri, dunque la caccia all’alleato non è conclusa. Di Maio spera che siano della partita, in qualche forma, anche i gilet gialli. Ma non è detto che basti, e allora i giochi si riaprirebbero ad elezioni avvenute, come era successo all’inizio della scorsa legislatura.

I grillini eletti, ufficialmente dichiarano: «Le differenze con noi esistono, non lo si può negare, ma con delle linee politiche chiare e irriducibili in comune, che il M5S già porta avanti in Italia, insieme potremo finalmente smuovere e far ripartire su nuove basi l’Europa. Il vecchio continente non potrà che essere più solidale, più equo e più giusto di quanto non sia adesso». Tuttavia, si sente già qualche voce fuori dal coro. Alcuni parlamentari non nascondono la delusione per il mancato accordo con i Verdi, cui questa volta i vertici avevano alluso. Lamentano l’ennesima fuga in avanti senza coinvolgimento e discussione collettiva, si chiedono cosa hanno a che fare con partiti legati alla destra estrema. Quest’ultima, del resto, non è una novità: prima dell’accordo con la Lega in Italia c’era stato proprio il sodalizio con Nigel Farage, proprio al parlamento europeo.