«Io penso che sia un errore candidare qualcuno di Mdp nelle lista Pd-Siamo Europei. Ma, se così deve essere, almeno vanno riconosciuti i valori e sottoscritto il Manifesto, che è un programma condiviso, e va dichiarato con chiarezza che non si persegue un’alleanza con M5S». Se persino Carlo Calenda si è rassegnato all’ingresso nelle liste del Pd degli ex della “Ditta” vuol dire che a Nicola Zingaretti sta riuscendo, almeno all’interno del partito, un mezzo un miracolo. Sembra una cosa da cultori del genere, non lo è. Giovedì sera da Porta a porta ha annunciato l’accordo con Articolo 1-Mdp. Per ora l’unico candidato certo è l’europarlamentare uscente Massimo Paolucci, napoletano, già ingraiano e poi vicino a Massimo D’Alema. Correrà nella circoscrizione Sud. Ma da Mdp spiegano che segnaleranno un nome per ogni circoscrizione. Dal Pd replicano invece che alla fine i candidati “ex”non saranno più di due.

Ma al di là delle scaramucce, è il dato che conta. Più simbolico che numerico. Zingaretti apre dunque anche a sinistra le liste, con buona pace di Calenda e dei renziani che continuano a contestare la scelta. Su questa linea gli ambasciatori del Pd tentano quello che, a sinistra, sarebbe un bel colpo di immagine: candidare la bolognese Elly Schlein, già civatiana, uscita dal Pd da fondatrice di Possibile e attivissima europarlamentare, stimata per serietà e competenza. E donna, genere assai ricercato nella prossima competizione europee. Anche lei, come Paolucci, dopo la scissione è rimasta nel gruppo dei Socialisti e democratici.

Schlein è corteggiatissima. Le ha chiesto di candidarsi anche La sinistra, la lista più radicale. E naturalmente l’ha convocata anche la sua lista ‘naturale’, presentata ieri, Europa Verde, nata dal matrimonio fra i Verdi e Possibile. Ma lei, in dissenso con la scelta di non presentare una formazione unica a sinistra del Pd, medita di rinunciare a correre. Dunque la cosa più probabile allo stato è che dica no anche al Pd, nonostante il pressing (e la certezza di essere eletta). Perché, spiega chi ci lavora a fianco, «alla fine il quadro delle liste è esattamente quello che lei aveva cercato di scongiurare».

Ieri intanto i suoi compagni hanno lanciato a Roma, nella piazza dei ragazzi di Greta, il simbolo di Europa Verde. «Una lista che vuole essere la casa non solo per tutti gli ambientalisti ma anche dei cittadini delusi da Pd e 5S», spiega lo storico ambientalista Angelo Bonelli. Sulla strada ritrova Filiberto Zaratti, anche lui ecologista di lunga data, già parlamentare nelle file di Sel e poi in quelle di Futura (area Pisapia-Smeriglio) convinto che le idee dei giovani scesi nelle piazze dei Fridays for future meritino «la costruzione di un fronte ecologista, progressista, dei diritti e della conoscenza» . Se non si è trovata una convergenza con La sinistra, chiarisce Bonelli, non è per vecchie ruggini fra leader ma «perché noi apparteniamo alla famiglia dei Verdi europei e anche perché vogliamo costruire un’alternativa di governo contro l’avanzata delle destre di Salvini». Distinti dal Pd alle europee, dunque, ma pronti a fare l’alleanza per le politiche, come del resto i Verdi avevano già fatto nel 2018, quando segretario era Renzi.

Di nuovo il tema delle coalizioni, dunque, non è da escludere che dopo le europee si porrà anche per la ‘sinistra sinistra’. Ieri anche Prodi è tornato a indicare la coalizione larga civica e di centro sinistra come strada maestra per ritrovare una maggioranza: «Lo venite a chiedere a me che ho fatto l’Ulivo?», ha risposto ai cronisti che lo interrogavano, «io ho capito benissimo, forse in anticipo, che o si fa la coalizione o si perde».