Un via libera condizionato al terzo pacchetto per la Grecia. Degli 86 miliardi previsti Atene ne riceverà subito una prima tranche da 16 miliardi di euro, che però serviranno praticamente tutti per onorare precedenti debiti, primi fra tutti 3,2 miliardi di euro bond in mano alla Banca centrale europea – al governo greco resterebbero i soldi per coprire una parte del pesante arretrato nei pagamenti (stipendi pubblici).L’Eurogruppo di ieri pomeriggio a Bruxelles ha dato il via libera anche a una seconda tranche di «aiuti» alla Grecia, altri 10 miliardi di crediti. Anche questi con una destinazione ben precisa: le banche greche, che devono essere ricapitalizzate. Per gli altri circa 60 miliardi, il governo Tsipras dovrà passare un nuovo esame.

La riunione straordinaria dell’Eurogruppo – cioè dei ministri economici e finanziari dei paesi dell’area euro, senza il nostro Padoan che si è collegato in video – è cominciata all’insegna delle nuove richieste della Germania, alla quale il via libera del parlamento greco all’ennesimo pacchetto di riforme e sacrifici chiesto dai creditori sembrava ancora non bastare. Ma il prevertice è servito a spianare la strada verso un accordo, il cui annuncio è stato più volte rimandato e annunciato alle 22 ora italiana. Le indiscrezioni dall’interno dei lavori segnalavano però che il ministro delle finanze Schauble non aveva insistito nel tentativo di bloccare il terzo pacchetto di «aiuti» e concedere al più un nuovo costosissimo prestito ponte.
In particolare la Germania – il cui parlamento dovrà approvare la prossima settimana questo come ogni precedente accordo – ha richiesto insistentemente il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale a garanzia del nuovo pacchetto. Da Washington però, dove ha sede il Fmi, hanno fatto sapere che prima di ogni decisione intendono conoscere se e quanto l’Unione ristrutturerà il debito greco. Il gioco del rinvio delle responsabilità riguarda però tutta l’eurozona, che ha rimandato ogni decisione sulla ristrutturazione a una verifica sull’andamento delle «riforme» e del programma di «aiuti». L’accordo di ieri è in tutto e per tutto un ulteriore rinvio.

Alle resistenze della Germania – che in extremis ha fatto obiezioni anche sulle dimensioni del fondo che il governo greco è stato costretto a istituire per alimentarlo con le privatizzazioni – i partner hanno comunque dato ascolto, prevedendo un meccanismo a orologeria per il pacchetto da 86 miliardi, che è stato suddiviso in più tranche: la prima da 26 miliardi. Il resto arriverà dopo una serie di verifiche, la prossima sarà fatta già tra un mese, un mese e mezzo. Per la Grecia gli esami di austerità non sono finiti. Tanto che nel documento che l’Eurogruppo rilascerà a tarda sera dovrebbe essere prevista una forma di garanzia interna dai fallimenti delle banche, il cosiddetto bail-in che può riguardare persino tutti i correntisti, chiamati a coprire il debito del loro istituto al posto dello stato.