È una storia che si ripete quella della destra lombarda coinvolta in inchieste giudiziarie per tangenti, corruzione, truffe e falsi vari. Ieri mattina all’alba è finita agli arresti domiciliari Lara Comi, giovane di Forza Italia su cui il partito aveva puntato tanto. Alle ultime europee era stata la candidata più in vista, almeno fino al 7 maggio quando i vertici lombardi del partito vennero terremotati dall’inchiesta «mensa dei poveri», dal soprannome dato dagli indagati al ristorante di lusso dove si ritrovavano per discutere dei loro affari.

Comi è indagata per corruzione, per due truffe ai danni del parlamento europeo, per false fatturazioni e per un finanziamento illecito di 31mila euro. Il denaro sarebbe arrivato attraverso una finta consulenza a una società di Marco Bonometti, attuale presidente di Confindustria Lombardia, anche lui indagato. «Nonostante la giovane età Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi e collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti» ha scritto il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza.
Ai domiciliari è finito anche l’imprenditore varesino Paolo Orrigoni, proprietario della catena dei supermercati Tigros ed ex candidato sindaco del centro destra a Varese nel 2016. È considerato vicino alla Lega e in particolare a Giancarlo Giorgetti. Carcere invece per Giuseppe Zingale, ex direttore generale dell’agenzia per il lavoro Afol della Città Metropolitana di Milano, sospeso il primo ottobre e poi licenziato dalla stessa agenzia.