Finisce con una generale assoluzione il primo processo su Banca Etruria. L’accusa della procura aretina a tre dirigenti era quella di ostacolo all’autorità di vigilanza, ed era legata ai primi accertamenti di Bankitalia nel 2013, quando il bail-in e il fallimento dell’istituto erano ancora lontani nel tempo. Già in quella occasione comunque gli ispettori di Palazzo Koch avevano segnalato che nel bilancio 2012 della banca l’ammontare dei crediti inesigibili era stato minimizzato. Anche l’operazione che aveva portato a inserire nella società Palazzo della Fonte il patrimonio immobiliare di Etruria, tranne il centro direzionale di via Calamandrei e la sede di Corso Italia, era da considerare opaca. Tutto secondo la legge, ha invece deciso la gup Anna Maria Loprete, che ha assolto Giuseppe Fornasari, ex presidente del cda dal 2011 al 2014; Luca Bronchi, ex direttore generale, e David Canestri, ancora oggi direttore centrale della nuova Etruria.
Più in dettaglio, sulla presunta minimizzazione dei crediti deteriorati nel bilancio 2012, fatti apparire come crediti incagliati e dunque ancora recuperabili, la gup ha deciso che “il fatto non costituisce reato”. “Sui crediti deteriorati – hanno spiegato i difensori capitanati da Nino D’Avirro – noi abbiamo sostenuto che sono stati rispettati i criteri internazionali di contabilità e accantonamento. Quanto all’operazione Palazzo della Fonte, erano stati comunicati a Bankitalia tutti gli elementi fondamentali, e c’era stato il via libera della Consob”. In questo caso la gup Loprete ha stabilito che “il fatto non sussiste”.
La pubblica accusa, rappresentata in aula dal procuratore Roberto Rossi e dalla sostituto Julia Maggiore, ha già annunciato il ricorso in appello. Al tempo stesso Rossi ha ammesso: “Non ce l’aspettavamo. Voglio comunque precisare che questa inchiesta non c’entra e non ha alcun riflesso sulle inchieste per bancarotta e truffa”. Quelle partite dopo il bail-in del novembre 2015, quando con il “decreto salvabanche” del governo Renzi furono azzerate azioni e sub-obbligazioni possedute dai correntisti di Etruria, molti dei quali attivi oggi nell’associazione “Vittime del salvabanche”.
Sia l’inchiesta sulla bancarotta della vecchia Etruria, che vede indagato fra gli altri Pierluigi Boschi, che quella sulla truffa ai clienti (solo ad Arezzo 400 denunce) invitati a trasferire i loro soldi in sub-obbligazioni, dovrebbero chiudersi a inizio 2017. Quanto alla cessione della new bank Etruria, alla Bce si sta studiando il piano avanzato da Ubi per l’acquisizione di Banca Marche, CariChieti e appunto Etruria.