Una letterina e il presidente della commissione d’inchiesta sulle banche Casini, dopo ore di tempesta con al centro il pm di Arezzo Roberto Rossi, si dichiara appagato. Il pm, che di fronte alla stessa commissione era stato pochi giorni fa il superteste a discarico di Pier Luigi Boschi e a ruota della figlia del medesimo Maria Elena e di conseguenza anche di Matteo Renzi, rischia il deferimento al Csm per aver omesso di segnalare alla commissione che Boschi senior è attualmente indagato per falso in prospetto. Non è un’accusa di poco conto e per molti risparmiatori, la cui rappresentanza sarà di fronte alla commissione giovedì, è anzi quella principale. Significa non aver prospettato agli investitori i rischi del caso nella vendita di obbligazioni subordinate. Capita che in caso di fallimento della banca dette obbligazioni non vengano rimborsate. Un particolare.

La notizia dell’iscrizione dell’ex vice direttore di Banca Etruria nel registro degli indagati viene pubblicata dal quotidiano La Verità e di lì rimbalza con la velocità della luce nelle direzioni dei partiti per cui la “deposizione” di Rossi era stata una mazzata, precludendo di fatto la possibilità di portare il governo Renzi sul banco degli imputati della commissione. Dopo mezza giornata e passa di cannoneggiamento, Rossi scrive a Casini e si spiega. Non aveva accennato al “particolare” perché nessuno glielo aveva chiesto: «Ho risposto puntualmente a tutte le domande che mi sono state formulate senza alcuna reticenza o omissione». Figurarsi che quando l’M5S Villarosa aveva chiesto se i membri del cda di Etruria potessero, putacaso, essere indagati lui aveva annuito e più tardi aveva sottolineato: «Cerco di essere chiaro: qui non stiamo parlando di indagati ma di rinviati a giudizio».

Casini si accontenta: «La lettera fornisce una risposta chiara ed esauriente». Tutte le opposizioni sono di parere opposto. M5S, che più di tutti aveva tartassato di domande Rossi in commissione, chiede le dimissioni di Maria Elena Boschi e sul blog Grillo affonda la lama: «In questi giorni si è cercato di far credere che Pier Luigi Boschi fosse un passante. Si è detto che era senza colpe rispetto ai disastri dell’Istituto». Sulla carta il pm ha in realtà ragione: nessuno gli aveva fatto domande specifiche sull’indagine a carico di Pier Luigi Boschi. Ma il non aver ritenuto necessario fornire spontaneamente quell’informazione, in una circostanza tanto importante quanto l’attesissima audizione di fronte alla commissione parlamentare, certo non può fare una buona impressione. Tanto più che, al netto di eventuali nuovi interventi del Csm, è emerso ieri che non tutti i fascicoli sul pm di Arezzo sono stati chiusi. Ne resta aperto uno, riferito a un appartamento di cui il magistrato avrebbe avuto per un anno disponibilità gratuita.

Dopo l’esultanza della settimana scorsa, il Pd è consapevole di dover comunque incassare un colpo duro ai danni della credibilità del teste a discarico. Marcucci, il renziano di ferro del Senato, mette le mani avanti chiedendo che Rossi torni in commissione. L’ufficio di presidenza deciderà oggi, mentre è già certo che sarà fissata per il 15 dicembre l’audizione chiave, quella del governatore di Bankitalia Visco, e il turno del ministro Padoan arriverà il 18 o il 19. «Nessun bisogno di convocare Draghi», annuncia invece Casini e nessuno protesterà perché nessuno ha voglia di mettere in mezzo anche di striscio il salvatore della patria.

Ma il semaforo verde per la nuova audizione di Rossi non è abbastanza per il Pd. Per parare il colpo ci vuole una mossa a effetto più fragorosa e se ne occupa proprio Maria Elena Boschi: «Usano questa vicenda per attaccare me e il Pd. Ho firmato oggi il mandato per l’azione civile di risarcimento ai danni di De Bortoli. A breve procederò contro altri giornalisti». Per la verità, dopo il libro in cui l’ex direttore del Corriere della sera aveva denunciato pressioni dell’allora ministra sull’ex ad di Unicredit Ghizzoni per salvare Etruria, la sottosegretaria aveva annunciato una querela per diffamazione, salvo poi soprassedere. «Dopo quasi sette mesi – commenta De Bortoli – apprendo che l’onorevole Boschi mi farà causa civile per danni. Grazie». Si vedrà presto se stavolta vuole davvero andare fino in fondo.