Non è una prima assoluta, visto che alcuni istituti privati toscani hanno già iniziato da diverse settimane e ci sono già donne incinta. Ma per la sanità pubblica, l’intervento di fecondazione eterologa di ieri mattina al policlinico di Careggi rappresenta il primo trattamento nel paese, dopo la sentenza della Consulta che ha annullato il divieto della fecondazione eterologa contenuto nella legge 40. Del resto la Toscana ha fatto da battistrada anche in ambito normativo, con una delibera che in questi giorni è stata anche rivista, prevedendo che non si faccia nel pubblico il trattamento alle coppie nelle quali la donna ha più di 43 anni, salvo casi particolari comprovati da specifiche esigenze sanitarie.

Come conseguenza della nuove regole, si ridurranno i potenziali pazienti di Careggi: dalla statistiche è emerso che circa il 70% delle donne che chiedono l’eterologa ha più di 43 anni. Per loro, e per i loro mariti o compagni di vita, resta comunque la strada del privato. Con il pagamento pieno della prestazione – 6mila euro – e non il semplice ticket da 500 euro. La delibera sui trattamenti definisce anche le modalità di approvvigionamento dei gameti, includendo la pratica dell’ “egg sharing” per i gameti femminili, e lascia aperte le porte alla diagnosi genetica preimpianto sia nei centri pubblici che privati, con una successiva previsione di inserimento nei Lea, livelli essenziali di assistenza.

La coppia numero uno è arrivata di buon mattino al padiglione maternità del policlinico, dove la giovane donna si è sottoposta alla fecondazione eterologa in regime ambulatoriale. “Il trattamento dura pochissimo – ha spiegato poi la direttrice sanitaria Maria Teresa Mechi – e viene praticato in day hospital”. Mechi ha anche annunciato che nei prossimi giorni sarà eseguito un nuovo trattamento su una seconda coppia, con gameti di un diverso donatore, e comincerà anche l’attività di donazione di gameti maschili e femminili per i futuri interventi.

Il seme utilizzato ieri, al pari di quelli dei prossimi tre trattamenti, è stato acquisito da un istituto europeo accreditato e autorizzato. Tecnicamente, è stato spiegato dall’Azienda ospedaliera universitaria, il donatore ha “caratteristiche fenotipiche compatibili con quelle della coppia, che aveva completato il percorso clinico per sottoposi al trattamento”. Il percorso di acquisizione dei gameti è stato avviato “con la redazione di un documento tecnico, che riporta tutti i criteri normativi relativi ai donatori, alle donazioni ed alla sicurezza e tracciabilità del materiale fornito, per accreditare fornitori italiani, o esteri, che soddisfano tali requisiti”.

Va da sé che per il futuro, visto il gran numero di richieste di procreazione medicalmente assistita arrivate da ogni parte d’Italia, a Careggi si punta a selezionare “in proprio” i donatori, sia maschi che femmine. Al momento però di proposte di donazione ne arrivano poche (“in numero esiguo”), per giunta i tempi tecnici per qualificare i donatori come idonei non è inferiore a sei mesi. “Per la complessità delle attività sanitarie del Centro per l’infertilità di coppia – tira le somme l’Azienda ospedaliera – è stata istituita una nuova struttura organizzativa, affidata alla professoressa Elisabetta Coccia”. E’ l’effetto diretto del migliaio e passa di richieste di fecondazione eterologa già arrivate al policlinico. La maggior parte delle coppie (il 31%) risiede in Toscana, a seguire dal Lazio (15%), Lombardia e Campania (10%), e Puglia (8%). L’attività del Centro sarà incrementata anche su questo versante. “In questo modo si potranno eseguire cinque ambulatori a settimana – spiega ancora l’Aou – per visitare 40 coppie a settimana. La nuova offerta ambulatoriale permetterà di ridurre i tempi, che oggi si attestano al primi mesi del 2017, di circa un anno”.

Soddisfatto naturalmente il presidente toscano Enrico Rossi, che nel fare gli auguri alla coppia ha osservato: “La fecondazione eterologa viene praticata in tutta Europa, non è simbolico che oggi avvenga in Toscana, c’è una normalità occidentale. Neanche da un punto di vista etico c’è alcunché che possa preoccuparci”.